Nato in Veneto, appena maggiorenne si trasferisce a Perugia per motivi di studio. È più o meno in quel periodo che si innamora del sangiovese, completa il percorso dell'Associazione Italiana Sommelier ed apre un blog, non necessariamente in quest'ordine. Dopo aver vissuto per troppo tempo a Milano e troppo poco a Stoccolma è tornato in Umbria, dove oggi lavora. Giornalista, collaboratore della guida "I Vini d'Italia" edita da l'Espresso, scrive anche su Enoiche illusioni e Intravino, due dei più popolari wine blog italiani.
Che questa rubrica torni a occuparsi di Montefalco e del suo vino più importante a distanza di un solo anno è cosa non prevista, almeno inizialmente.
La premessa è necessaria ed è questa: a Perugia (e in tutta la regione) non si è mai mangiato così bene, come scrivevo non più di sei mesi fa proprio su queste pagine.
Dopo tanti anni è arrivato per questa rubrica il momento di parlare della piccola percentuale della produzione vinicola regionale occupata dai vini spumanti.
Mai tante stelle. Scrivo queste righe poche ore dopo la presentazione della nuova edizione italiana della guida Michelin e, a memoria, non ricordo un’Umbria con così tanti ristoranti premiati coi macaron della Rossa, come vengono chiamate in maniera informale le stelle e la guida che li esprime.
Oggi parliamo di consumi, sono state infatti diffuse le anticipazioni di uno studio su vino e distribuzione realizzato da Circana per Vinitaly, la più importante fiera del vino italiano che come ogni anno si tiene a Verona durante il mese di aprile.
Ci ripensavo qualche giorno fa aprendo uno strepitoso, indimenticabile, Vigna Monticchio 1979 di Lungarotti
Ho conosciuto Marco Durante nell’autunno del 2009, la comune passione per il vino ci aveva portato a condividere una bella serata assaggiando diverse annate di un’etichetta allora famosissima e ormai dimenticata: il Campoleone di Lamborghini [...]
«L’Umbria si conferma come uno dei laboratori enologici più vivaci e interessanti del nostro paese. Ormai distante da un periodo non molto avvincente, dominato dall’ipertecnicismo enologico, la piccola regione al centro dell’Italia si è resa protagonista di una progressiva acquisizione di identità che non pare arrestarsi».
Quando si parla di vino una delle parole chiave che emerge con maggiore ricorrenza è convivialità. È normale, nella nostra cultura nessun’altra bevanda viene automaticamente associata alla condivisione.
La distanza tra un tavolo e l’altro, il numero di persone per metri quadri, i congiunti, l’autocertificazione, le mascherine.
Torna Jacopo Cossater che questa volta ci parla di birra
È nel (legittimo) desiderio di continuare a migliorarsi che va inquadrata gran parte della storia recente del Rubesco Vigna Monticchio, il più importante e prestigioso dei vini prodotti da Lungarotti.
Sito nato un po’ per gioco nel 2010, umbriabirra.org è diventato in pochissimo tempo il riferimento regionale sul tema
Dell’Umbria del vino si può dire davvero tutto tranne che sia ferma o poco dinamica
Matera è una città di una bellezza così dirompente che mi si illuminano gli occhi solo a scriverne il nome.
A guardare la carta geografica del vino regionale ci sono due zone, in particolare, le cui caratteristiche non riesco ad afferrare del tutto. La prima è quella dei Colli del Trasimeno, un territorio piuttosto vasto ed articolato costantemente in cerca di grandi autori.