È sempre più “Grechetto mon amour” In evidenza
Il primo non ha ancora un nome ma dovrebbe vedere la luce a breve. Si tratta di un Grechetto che nasce dalle migliori uve normalmente destinate al più importante dei vini prodotti da Roccafiore, il Fiorfiore. Una selezione lasciata fermentare in legno e maturare in botte per 8/9 mesi, periodo che ha anticipato un’ulteriore sosta in bottiglia. Un bianco che nasce dalla volontà di snellire il Fiorfiore senza perdere nulla in termini di dettaglio e di allungo, se possibile. Il risultato ai miei occhi è sembrato sorprendente, si tratta, infatti di vino di grande definizione, davvero ben rifinito tra una scia salina di grande pulizia e un frutto croccante e maturo al tempo stesso. Un Grechetto buonissimo che non vedo l’ora di vedere sulle tavole dei ristoranti.
Il secondo lo produce Peppucci, si chiama I Rovi e nasce da una parcella piuttosto giovane che però ha dimostrato da subito peculiarità tali da meritare una vinificazione tutta sua, separata rispetto al Montorsolo. Parte della fermentazione avviene in legno e la maturazione (breve) in acciaio anticipa un più lungo affinamento in bottiglia, superiore ai 12 mesi. Un Grechetto che riesce a coniugare la sua naturale struttura a una sicura freschezza, sensazione che si traduce in una bella idea di mineralità. Uno di quei vini che risultano da subito irresistibili, appaganti per eleganza e per allungo.
Due Grechetto che dimostrano, non solo la grande capacità di due cantine, Peppucci e Roccafiore, di saper interpretare al meglio la tipologia ma anche quanto oggi la zona di Todi si confermi area di grande fermento produttivo. Un laboratorio a cielo aperto che sta inevitabilmente alzando l’asticella su un vino bianco che in questi anni ha attirato su di sé una crescente attenzione un po’ in tutta la regione. Ennesima dimostrazione della vocazione che tutta l’Umbria può vantare non solo nei confronti dei rossi.