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La ristorazione tra dubbi (molti) e certezze (poche) In evidenza

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La distanza tra un tavolo e l’altro, il numero di persone per metri quadri, i congiunti, l’autocertificazione, le mascherine.

Chi più ne ha più ne metta. In queste ore il Governo sta discutendo gli ultimi dettagli di quello che sarà il decreto che guiderà gran parte delle nostre azioni per le prossime settimane, forse per i prossimi mesi. Per il mondo della ristorazione e in generale per tutto il settore Ho.re.Ca. (Hotellerie, Restaurant and Café) temi particolarmente urgenti per provare ad accennare una possibile ripresa. Va bene discutere dei dettagli ed è giusto mettere tutti nelle condizioni di riaprire nel più breve tempo possibile. Non c’è alternativa, va fatto e anzi forse ci si sta muovendo con fin troppo ritardo, specie nella regolamentazione delle modalità. Al tempo stesso, dopo ben 2 mesi di chiusura totale, appare chiaro che le cose non cambieranno domani. Neanche dopodomani. Neppure la prossima settimana o il mese che verrà. Le persone, molto semplicemente, non torneranno al ristorante. O meglio: non con la frequenza e con l’entusiasmo che conoscevamo fino a poco tempo fa. Questa è la stella polare intorno alla quale iniziare a fare ogni possibile ragionamento. Si può provare a intervenire, a tamponare, a gestire l’immediato ed è giusto provare a farlo. Al tempo stesso bisogna avere ben chiaro che fino a quando il coronavirus sarà tra noi la socialità come l’abbiamo sempre conosciuta non sarà la stessa. Niente sarà come prima fino a che avremo paura di uscire e di ammalarci, con la speranza che questa smetta di essere un’ipotesi plausibile nel più breve tempo possibile. Ma appunto, la prospettiva temporale è quella di molti mesi, non di poche settimane. Tanti operatori della filiera saranno costretti a chiudere o a ridimensionarsi: non solo ristoranti ma anche diversi pezzi della filiera. Dai distributori fino ai produttori. Sarà tremendo. Sarà durissima. O magari no, e l’estate spazzerà via tutto come fa il vento con le nubi, la tempesta finirà e il sole tornerà a risplendere prima di quanto si pensi. In fondo di speranze non è mai morto nessuno.

 

La ristorazione tra dubbi (molti) e certezze (poche)
   
Pubblicato in Fast Good
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Jacopo Cossater

Nato in Veneto, appena maggiorenne si trasferisce a Perugia per motivi di studio. È più o meno in quel periodo che si innamora del sangiovese, completa il percorso dell'Associazione Italiana Sommelier ed apre un blog, non necessariamente in quest'ordine. Dopo aver vissuto per troppo tempo a Milano e troppo poco a Stoccolma è tornato in Umbria, dove oggi lavora. Giornalista, collaboratore della guida "I Vini d'Italia" edita da l'Espresso, scrive anche su Enoiche illusioni e Intravino, due dei più popolari wine blog italiani.