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In cantiere il futuro del Centro Italia

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Elettra Rinaldi, capo della Segreteria tecnica del Commissario Legnini, racconta a PM sfide e obiettivi della ricostruzione
Testo: Isabella Zaffarami  / Brano: “Back home” - Pino Daniele

A 4 anni dal terribile terremoto che ha colpito Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, il processo di recupero di questi territori sembra arrivato a un punto di svolta. A guidarlo è Giovanni Legnini, dallo scorso febbraio Commissario straordinario per la ricostruzione, affiancato da un gruppo dirigente tutto al femminile in cui opera Elettra Rinaldi che il centro Italia, prima ancora che per lavoro, lo ha scelto per la vita: originaria di Trieste, nel 2008 si è trasferita ad Anversa degli Abruzzi dove ha messo radici insieme alla sua famiglia. Da aprile è a capo della Segreteria tecnica del Commissario e a PM racconta priorità e obiettivi della ricostruzione puntando l’attenzione su un aspetto fondamentale, in grado di fare la differenza: l’ascolto e il dialogo costante con chi in questa terra ha le proprie origini e la propria vita, con chi abita e lavora in queste zone, con chi in queste case e in questi borghi intende tornare.


Elettra, ci spiega in modo semplice e sintetico a che punto è la ricostruzione post sisma 2016? 

Vorrei iniziare ricordando che è imminente, al 30 di novembre, la scadenza del termine per fare domanda per edifici con danni lievi di immediata riparazione. Per non perdere il diritto al contributo è fondamentale aprire la pratica presso gli Uffici speciali della ricostruzione. Per quanto riguarda il punto sulla ricostruzione, le domande depositate sono ancora poche (circa 15mila sulle 80mila attese) per questo è fondamentale informare sulla scadenza del 30 novembre. L’ordinanza 100 ha impresso una forte accelerazione, i cui effetti si iniziano a vedere: 65 giorni in media per una pratica, a fronte di oltre un anno con le vecchie procedure. Nel 2020 sono stati erogati 316 milioni di euro per la ricostruzione privata, cioè più della metà dei 617 milioni erogati dal 2016 ad oggi. Tra luglio e ottobre si sono conclusi i lavori in più di mille cantieri, permettendo il rientro a casa di altrettante famiglie. Per quanto riguarda la ricostruzione pubblica, che sconta procedure molto complesse, delle 1.405 opere pubbliche programmate sono state concluse 109, per 80 sono in corso i lavori e 351 sono in fase di progettazione. Il Governo ha garantito un nuovo stanziamento per la ricostruzione pubblica nella Legge di Bilancio 2021, dato che le risorse inizialmente disponibili, pari a 2,5 miliardi di euro, sono in gran parte impegnate. Anche il recovery plan ricomprenderà misure che avranno impatto sullo sviluppo e la ricostruzione delle aree del cratere.



Qual è la sfida più grande da fronteggiare per riportare in vita e in sicurezza il centro Italia colpito dal terremoto?

Riuscire a dare risposte concrete alle esigenze di questi territori, alle richieste dei cittadini, degli imprenditori, dei Comuni. La ricostruzione non si può fare “a tavolino”: è un processo che va realizzato insieme a chi sul territorio vive, lavora, produce. 

 

In fase avanzata i piani attuativi di Norcia e Preci, si accelera anche sulla progettazione per la Basilica di San Benedetto




E il principale traguardo da raggiungere? 

Il primo che ci siamo posti è di rimuovere gli ostacoli che finora hanno impedito alla ricostruzione di partire. Il lavoro sulla semplificazione è quasi concluso: entro fine anno avremo anche il testo unico sulla ricostruzione privata. Le norme nazionali approvate in questi mesi hanno sostenuto il processo di semplificazione. Nonostante le difficoltà della pandemia, ci aspettiamo l’apertura di migliaia di cantieri per la primavera 2021.


Quali sono gli interventi più importanti e le peculiarità per quanto riguarda la ricostruzione in Umbria? 

L’Umbria è una delle poche realtà dove sono in fase di avanzata proposta ben 11 piani attuativi, 8 per Norcia e 3 a Preci. Stiamo lavorando sui programmi speciali di ricostruzione che saranno lo strumento centrale per definire le priorità nei comuni più colpiti. Per la Basilica di San Benedetto abbiamo avuto l’importante disponibilità di ENI a contribuire al progetto e stiamo coordinando le attività con il Ministero dei beni culturali e le altre istituzioni coinvolte per accelerare l’avvio della progettazione. A Sant’Eutizio a Preci, abbiamo concluso un’intesa con il Comune e l’Ufficio ricostruzione per procedere in modo integrato nella ricostruzione, che intreccia elementi pubblici e privati. 


Oggi ci troviamo a fronteggiare un altro terribile evento: la pandemia. Quanto e in che modo il COVID-19 ha influito sulla ricostruzione? 

La pandemia ha rallentato e rischiato di bloccare i cantieri, che sono stati sospesi per qualche mese. Abbiamo messo in campo tutte le risorse che avevamo per dare liquidità al sistema: anticipi ai professionisti, liquidazione alle imprese per i lavori svolti, bando INAIL per le misure di contenimento del Covid-19. L’insieme di queste misure, insieme ai protocolli nazionali, alla collaborazione con Regioni, uffici della ricostruzione, comuni, Prefetture, e con i sindacati, con i quali stiamo sottoscrivendo un protocollo su sicurezza e legalità, hanno dato e daranno i loro frutti, consentendo di lavorare alla ricostruzione con tutte le doverose garanzie. 


Con quale approccio e con quale spirito si lavora quando si ricopre un incarico così importante e delicato? 

Con la consapevolezza che si tratta di un compito delicatissimo, che richiede capacità di ascolto ed attenzione nei confronti di un territorio ferito ma ricco di risorse e possibilità. Con tanta energia, per superare le difficoltà e raggiungere, insieme a tanti altri che quotidianamente lavorano per questo, l’obiettivo di ricostruire un tessuto di speranze, sviluppo, futuro per questi territori. 

 

Un canale telefonico diretto con i sindaci e la pagina Facebook: “Intendiamo creare le condizioni perché nessuno si senta abbandonato e si abbia la possibilità di dialogare con noi e con le altre istituzioni che operano per la ricostruzione”


Il centro Italia è anche il luogo in cui lei ha scelto di vivere ed è quindi un territorio a cui è particolarmente legata. Qual è un posto in particolare a cui tiene, per il valore simbolico o affettivo che ha, e che sogna quindi di vedere rivivere dopo il sisma, grazie anche al suo contributo? 

Sarebbe impossibile dire un posto in particolare, con un territorio così vasto, ricco di storia, con un ambiente vario e meraviglioso, dove tocchiamo costantemente la profondità delle storie di vita delle persone che qui lavorano ed abitano. L’aspetto che più mi ha colpito sin dall’inizio è stato quello dei rapporti personali e della necessità di comunicare: abbiamo aperto da subito un cellulare dedicato ai sindaci, a cui risponde direttamente il Commissario. Con il Servizio assistenza sisma abbiamo dato uno strumento ai tecnici e professionisti per inviare quesiti specifici su qualsiasi dubbio interpretativo. In occasione del quarto anniversario del sisma che ha colpito Norcia, abbiamo aperto la pagina Facebook - Commissario Straordinario Ricostruzione Sisma 2016 - per avere un altro spazio di relazione diretta con i cittadini. Ciò a cui più tengo, in ogni luogo dove il sisma ha colpito, è creare le condizioni perché nessuno si senta abbandonato, e abbia la possibilità di dialogare con noi e con le altre istituzioni che operano per la ricostruzione, per cercare insieme di risolvere i problemi di questo territorio e costruire quel futuro che qui può nascere.

In cantiere il futuro del Centro Italia
   
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Isabella Zaffarami

Moglie e mamma, prova a fare anche la giornalista. Molto curiosa, abbastanza coraggiosa e un po’ capricciosa. È spesso in ritardo, ma solo perché odia aspettare. Ama il giallo, le margherite, il mare e il tiramisù. Un tempo amava dormire fino a tardi, oggi ama andare a letto presto. Ama la sua città, Todi. Ama le parole, quelle già scritte e quelle ancora da scrivere.