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Diran ch'è vero, poiché così è scritto In evidenza

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Diran ch'è vero, poiché così è scritto

Esimio Dottore,
lo foglio che reco in mano è in verità umidiccio e mal si presta alla scrittura, ma sì bizzarra et piovosa fu la stagione or trascorsa, che sfido chiunque a trovar carte asciutte su cui vergar messaggi. Trovai urgente, Signor mio, il bisogno di scriverVi per porVi una quaestio: lo mezzo digital, nella diffusion de la Sapienza intiera alle genti, è più di giovamento o di danno? Come salmoni controcorrente, difatti, parmi che viltade et stoltezza abbian risalito l’acque lucenti di Virtute et Canoscenza, e sovente mi dimando se non fussimo dinanzi a una nova oscurità.

 

La Magna Rete dovea unir le menti et li saperi de lo mondo intiero, dalle nevi de’ Celti allo Capo di Buona Speranza, e dall’Oriente de la seta alle vaste Americhe. Invece, eccovi l’arroganza, la bassezza, la menzogna! Niuno che usi l’Internet pel fin che gli è proprio e con iustizia: l’un vi copia l’altro sanza ritegno! Per condurre pellegrini allo proprio sito, s’adopran machiavelli e tranelli, et financo li Periodici, che pria facean vanto di serietà, eccoli abbondar di cuccioli felini et illustri natiche, per compiacer lo volgo. Ma ciò che più m’angustia, Dottor mio, sono i bugiardi talentuosi, cantori di fabulae fatte per seducere et buggerare, scie chimiche, curae miracolose et complotti ingarbugliati, che se dimandi di provar esse historie - con le certe dimostrazioni di cui una mente attenta abbisogna - essi, i mastri menzogneri, ribatton ch’è segreto, che li alti farabutti non lascian tracce, ergo si deve solo credervi e più non dimandare. Ma per lo Santo Sepolcro! Con siffatte tesi, anco lo scudiero mio puote provar che lo Magno Imperatore è flatulente, ma che ciò è segreto e che dunque o vi si crede, o si tace. La barbarie de’ tempi antichi sanza erudizione, quand’era la vuota autorità de’ libercoli e de’ dogmi a far vere le historie, è tornata a noi: or basta vergar fandonie su lo Facebucco, con la iusta pittura che le fa più solenni, più illustri e più vere, et lo volgo vi crede, et valorosamente si batte per esse frottole, giacché null’altro vuol sentire. Pria di congedarmi, Signor mio, Vi esorto: salvate Voi, et la Vostra Signora rosea più de lo autunno istesso, et lo Vostro fido levriero Bo, da cotal follia. Fuggite le pianose verità ove si sollazzan le masse, riempite lo fagotto di dubbi, conquistate le perigliose cime della autentica Sapienza, et infine abbiate cura di discendere a valle, a guidar le smarrite masse. Or vi lascio, con gli ossequi più sentiti, e pien di speme. Vostro Umilissimo Paoluccio da Fuligno

Diran ch'è vero, poiché così è scritto
   
Paoluccio da Foligno

Umbro ambasciator che porta pena, epperò anco penna. Cantore de le humanae sventure, paventa li secoli bui a venire, eppure è pien di malriposta speme.