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L'editoriale n.137

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37,5 è febbre, devi stare a casa 15 giorni. Avevamo ragione noi uomini

C’è il green pass base e c’è il super green pass, che doveva durare nove mesi, no sei, poi di nuovo nove o forse illimitatamente, c’è l’obbligo vaccinale che cambia in base all’età, le regole sulla quarantena che dipendono dal nume­ro di dosi, dal booster e dal tempo passato dalla seconda dose, i giorni d’i­solamento che cambiano a seconda dei casi, il siste­ma dei colori è una sorta di cubo di Rubik, in cui a colori diversi corrispondo­no regole uguali e a colori uguali regole diverse a se­conda del negozio, dell’età o dell’ente pubblico di rife­rimento, ci sono le regole sulla dad che cambiano in base alla scuola, ai vaccini e al numero dei casi in clas­se, in fila per tre col resto di due, ci sono luoghi dov’è obbligatorio l’uso della ma­scherina chirurgica e luo­ghi dove non è sufficiente perché è obbligatorio l’uso della FFP2, c’è lo smartwor­king per molti ma non per tutti, ci sono le attività con­siderate essenziali e quelle non essenziali, i tabaccai considerati essenziali du­rante il primo lockdown ora non lo sono più, ci sono le norme sull’accesso alle po­ste per il ritiro della pensio­ne e sull’accesso ai centri per l’impiego che fanno a pugni con la Costituzione, le regole per l’accesso agli uffici pubblici che cambia­no a seconda dell’ufficio pubblico, le capienze degli stadi che cambiano ogni due settimane, c’è il para­dosso del cibo al chiuso che si può consumare al bar ma non al cinema, e poi ci sono le norme contenute nei decreti aventi valore di legge smentite dalle FAQ ministeriali che non hanno alcun valore normativo.

La verità è che non basta più la mascherina, per usci­re di casa, ormai, serve il libretto delle istruzioni.

L'editoriale n.137
   
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Matteo Grandi

A due anni leggeva Proust, parlava perfettamente l'inglese, capiva il francese, citava il latino e sapeva calcolare a mente la radice quadrata di numeri a quattro cifre. Andava al cinema, seppur accompagnato dai genitori, suonava il pianoforte, viaggiava in aereo, scriveva poesie e aveva una fitta corrispondenza epistolare con l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. A sei anni ha battuto la testa cadendo dagli sci. Del bambino prodigio che fu restano l'amore per il cinema, per la scrittura e per le feste natalizie. I segni del tracollo sono invece palesati da un'inutile laurea in legge, da un handicap sociale che lo porta a chiudersi in casa e annullare appuntamenti di qualsiasi genere ogni volta che gioca il Milan e da una serie di contraddizioni croniche la più evidente delle quali è quella di definirsi "di sinistra" sui temi sociali e "di destra" su quelli economici e finanziari. A trent'anni ha battuto di nuovo la testa e ha fondato Piacere. Gli piacerebbe essere considerato un edonista; ma il fatto che sia stata la sofferenza (nel senso di botta in testa) a generare il Piacere (nel senso di magazine) fa di lui un banalissimo masochista.