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L'editoriale n.111

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L'editoriale n.111

Benvenuti nella città in cui i residenti credono il centro storico sia proprietà privata

Nell'ultimo periodo si sono aperti due fronti di dibattito, sulla città.

Il primo riguarda la nuova gestione della ZTL del centro storico voluta dal Comune di Perugia. L'idea di spostare l'ingresso a piazza Italia e di tenere il centro aperto anche il sabato non trova consensi fra i residenti dell'acropoli.
Eppure sembrano soluzioni sagge e non invasive per ridare vitalità al centro e, soprattutto, per fare cadere quel retaggio psicologico che spesso tiene la gente lontana dal centro a prescindere. Certo, non basta. Serve anche un progetto, un'idea forte insieme a degli attrattori commerciali che per la gente siano un traino, un movente per visitare il centro storico di Perugia a prescindere dal piacere di farsi una passeggiata in uno dei luoghi più belli d'Italia.

Ma prima bisogna fare un passo indietro. Spiegare ai residenti che il centro non è proprietà privata. Non è cosa loro. Così come Madonna Alta non è la tenuta privata di chi vi abita, così come Elce non è il giardino privato degli elcesi. Il centro è di tutti. Ed è bene che i bofonchiatori professionisti che in nome di associazioni molto rumorose e poco rappresentative si sono arrogati il diritto di fare da megafono dei residenti capiscano che non si sta parlando di un bene privato. Giusto chiedere garanzie su parcheggi e ordine pubblico; ma tutto il resto sono pretese arroganti di un manipoli di signorotti arroccati in una mentalità vetusta più che in una città vecchia. Se non cambia questo approccio il centro sarà destinato a morire. E vivere in un luogo morto non gioverà neanche a voi, signori residenti.

L'altro dibattito su cui d'improvviso si sono accese le attenzioni della politica regionale è l'assenza di un collegamento ferroviario degno di tale nome fra la nostra regione e il resto del mondo. D'un tratto tutti vogliono un Frecciarossa in Umbria. Battaglia che noi di PM portiamo avanti, inascoltati, da anni. Ma in questo periodo il tema va di moda e la politica ama seguire le mode. Soprattutto se possono portare voti. Ed eccoli allora, i nostri politici, tutti improvvisamente interessatissimi al tema e tutti acriticamente schierati su posizioni arroccate e strumentalmente antitetiche: il centrosinistra a favore di quella Medio Etruria per la quale ha a lungo illuso i cittadini, il centrodestra improvvisamente persuaso che, sì, un Frecciaorssa in Umbria sia possibile (proprio come avviene in Basilicata).

Ma non vi illudete che questa battaglia sia destinata a portare davvero qualcosa di buono. La sensazione è quella dell'ennesimo giro di schermaglie, senza capo né coda, teso più a dimostrare l'inconsistenza delle tesi dell'avversario che la bontà delle proprie. Un teatrino in cui a rimetterci saranno ancora una volta i cittadini. Come si dice? Fra i due litiganti il terzo... rode; anzi, rosica.

 

 


L'editoriale n.111
   
Matteo Grandi

A due anni leggeva Proust, parlava perfettamente l'inglese, capiva il francese, citava il latino e sapeva calcolare a mente la radice quadrata di numeri a quattro cifre. Andava al cinema, seppur accompagnato dai genitori, suonava il pianoforte, viaggiava in aereo, scriveva poesie e aveva una fitta corrispondenza epistolare con l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. A sei anni ha battuto la testa cadendo dagli sci. Del bambino prodigio che fu restano l'amore per il cinema, per la scrittura e per le feste natalizie. I segni del tracollo sono invece palesati da un'inutile laurea in legge, da un handicap sociale che lo porta a chiudersi in casa e annullare appuntamenti di qualsiasi genere ogni volta che gioca il Milan e da una serie di contraddizioni croniche la più evidente delle quali è quella di definirsi "di sinistra" sui temi sociali e "di destra" su quelli economici e finanziari. A trent'anni ha battuto di nuovo la testa e ha fondato Piacere. Gli piacerebbe essere considerato un edonista; ma il fatto che sia stata la sofferenza (nel senso di botta in testa) a generare il Piacere (nel senso di magazine) fa di lui un banalissimo masochista.