Uso dei cookie

Questo sito non fa uso di cookie per la profilazione in prima persona.
Questo sito fa però uso di cookie tecnici. Questo sito utilizza inoltre embed di codice e servizi esterni. Nell'informativa estesa sono disponibili i link alle terze parti ove negare i cookies dei terzi che possono profilare se attivati dall'utente sul sito del terzo.
Procedendo nella navigazione o cliccando su "Accetto" si acconsente all'uso dei cookie.


Policy Accetto

A+ A- T+ T-

Sustain.ability In evidenza

Scritto da 
0
||

200.000 firme per il clima

di Francesco Asdrubali // Professore ordinario di Fisica Tecnica Ambientale · Università degli Studi Roma Tre

In quella che è stata l’estate più torrida di sempre, il 3 agosto 2022, Green&Blue (l’inserto di Repubblica dedicato alla sostenibilità), in occasione di un’intervista al premio Nobel Giorgio Parisi, ha lanciato un appello degli scienziati del clima alla politica italiana: mettere la lotta alla crisi climatica in cima all’agenda politica.

La comunità scientifica, in un’accorata lettera aperta, ha sottolineato la gravità della situazione, evidenziando come l’Italia, al centro di un hot spot come il Mediterraneo, risenta più di altre zone del mondo dei cambiamenti climatici, e ha chiesto con forza ai partiti politici di considerare la lotta alla crisi climatica come la base necessaria per ottenere uno sviluppo equo e sostenibile per gli anni a venire. Nel sottolineare l’urgenza di porre in essere azioni di mitigazione ed adattamento, investendo in maniera celere ed efficace le risorse del PNRR, gli scienziati del clima si sono dichiarati pronti a fornire il loro contributo per elaborare soluzioni ed azioni concrete.

La lettera, che ha avuto quali primi firmatari numerosi illustri studiosi, è stata firmata da un numero impressionante di ricercatori, tecnici, professionisti e anche semplici cittadini: dopo una settimana 100.000 firme, l’11 settembre 200.000 firme, a fine ottobre oltre 220.000. Repubblica ha anche chiesto ad alcune associazioni ambientaliste di formulare una domanda ai leader politici: hanno risposto solo alcuni e, a giudizio di chi scrive, in maniera generica e poco circostanziata.

Il successo dell’iniziativa dimostra che c’è un pezzo di Paese che aderisce ai principi della sostenibilità e che si impegna per cambiare le cose, per costruire un futuro migliore per le generazioni future. Dimostra anche il sempre maggior divario che c’è in Italia tra la politica e i cittadini: la crisi climatica non è stata posta al centro della campagna elettorale, stritolata dalle altre emergenze che affliggono l’Italia e l’Europa in questo periodo (la guerra, l’inflazione, il caro bollette) e, una volta chiuse le urne, è stata proprio dimenticata. Nel discorso di Giorgia Meloni per il voto di fiducia alla Camera è quasi del tutto assente il tema della crisi climatica e le prime azioni del nuovo governo non fanno ben sperare, se si ritiene di dover legiferare sui rave anziché sulla promozione del risparmio energetico o delle fonti rinnovabili.
Avendo anche io firmato l’appello per il clima, ribadisco da queste colonne che occorre agire al più presto e che è giunto il momento che la politica ascolti la voce di chi la lotta ai cambiamenti climatici la sta già conducendo da tempo e con impegno nel mondo della ricerca, nelle imprese, nelle comunità locali.