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La mia vita? "Maledetta" ma sempre vera In evidenza

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Il mondo della notte secondo Andrea Brughini, imprenditore e ora scrittore
È un personaggio vulcanico Andrea Brughini, uno che la notte ce l’ha nel DNA. Imprenditore notturno sin da giovanissimo – il nonno e il padre fondarono l’Etoile 54, dove Andrea si è fatto le ossa – ha iniziato dal Vanilla, rendendolo un’istituzione degli anni 2000, sperimentato l’autentico club underground con l’esperienza del Metropolitano per intraprendere poi, nel 2018, la nuova avventura The Circle.

In piena pandemia, un creativo come Andrea non poteva fermarsi. Ha deciso quindi di raccontare senza filtri i suoi anni nel clubbing in un libro: ‘La mia maledetta vita’. Una storia estremamente personale, ma anche rappresentativa di quella che è stata la nightilife in Umbria e in Italia e, in fondo, capace di parlare a chiunque si sia mai emozionato sul dancefloor.

Il tuo libro spiazza sin dal titolo: ‘La mia maledetta vita’. Perché “maledetta”?
Io do al termine “maledetto” un’interpretazione soggettiva, che non è necessariamente negativa. Ho voluto giocare su un concetto ambivalente, che rappresentasse al meglio quello che l’occhio di terzi ha sempre visto in me, non conoscendomi. Ho deciso di interpretare la mia storia tirando fuori la verità, prendendo quella che è sempre stata la mia immagine pubblica e rendendola coerente con quello che avevo realmente vissuto.

Come imprenditore notturno sei in prima linea praticamente da tutta la vita, ma vederti come scrittore è una novità. Come è nata l’idea del libro?
Nel 2009 sono partito per la Costa Rica: un viaggio interiore in cui avevo bisogno di capire chi fosse veramente Andrea, perché sin da quando avevo 17 anni avevo vissuto sempre dando tutto me stesso sul lavoro, perdendo un po’ il contatto con la mia interiorità e quindi anche la consapevolezza di chi ero e di cosa volevo. L’esigenza di scrivere forse è nata da lì, anche se in quel momento ancora non avevo messo a fuoco il progetto. Durante l’ultimo anno e mezzo poi, attraversando il periodo durissimo che tutti abbiamo vissuto, ho dovuto trovare un’idea per uscire dalla routine del locale – che non potevo più vivere come prima – per ridare forza anche da un punto di vista economico a una struttura che era chiusa. E la chiave è stata mettere a nudo la mia vita.

Come hai gestito l’uscita del libro e quali iniziative hai messo in campo per farlo conoscere?
Intanto voglio “chiedere scusa” a tutti gli scrittori. Il libro è nato soprattutto come un’idea di marketing, perché io sono un amante del marketing sin da quando, nel 2008, ho visitato l’headquarter Nike in Oregon: è da allora che ho iniziato a seguire e studiare i meccanismi del marketing a livello mondiale, cercando di prendere spunto dalle menti più innovative. Per questo il libro non è stato presentato in modo conforme alle regole dell’editoria, ma in modo più alternativo. A partire dall’impaginazione, dai font scelti, dalle dimensioni. Non è il mio mondo e quindi ho dovuto impostare la promozione del libro secondo tempistiche particolari, partendo da un’attività di pre-order online. A breve metteremo in campo anche operazioni più classiche, grazie ad alcune figure che mi stanno appoggiando – come l’Assessore alla Cultura del Comune di Perugia, Leonardo Varasano, o come Matteo Grandi – sperando di arrivare a settembre in contesti in cui parlare alle nuove generazioni, a cui il messaggio del libro meriterebbe di arrivare.




Il tuo libro è diretto e senza compromessi, tutt’altro che “politicamente corretto”. Come ha risposto finora il pubblico?
Nel momento in cui ho deciso di mettere a nudo alcuni passaggi della mia “maledetta vita”, ho avuto feedback sia positivi che negativi. Ma me lo aspettavo. Sapevo che avrei acceso una parte di contestazione – pensiamo al sottotitolo “Sesso, Droga & Techno” – perché l’impressione iniziale è quella di un racconto molto diretto e crudo, ma l’ho fatto consapevolmente anche per accendere la curiosità nelle generazioni che sono state meno a contatto con certi aspetti del mondo notturno. Mi è arrivata tanta positività da chi già lo ha letto e un po’ di “ignoranza” da chi si è limitato a giudicare il libro dalla copertina, letteralmente. Io rappresento un mondo che fin da piccolo mi ha portato a creare, sognare, innovare. Proprio perché siamo nel 2021 e con un click puoi raggiungere qualsiasi tipo di informazione, reputo da ignoranti dare giudizi così superficiali. Ma qualcosa di più edulcorato non avrebbe rappresentato la mia gioventù.

Come si inserisce questa nuova avventura ne tuo percorso professionale?
La vedo come un upgrade. Guardandomi indietro – cosa che abitualmente non faccio – rispetto al mio background c’è un tassello in più, ho messo un punto che rappresenta anche una ripartenza. Quando tu una cosa la scrivi, da lì inizia il futuro. Spero che segni un momento di evoluzione verso un livello culturale che può essere riconosciuto anche da parte di tutti coloro che vivono e rappresentano un altro mondo – quello diurno – e che forse hanno visto il mondo notturno semplicemente come svago, esagerazione, se non perversione. E leggendo questo mio romanzo “maledetto”, potrebbero finalmente capire che dietro la facciata della nightlife c’è tanta gente che vive di passione ed emozione. Guardandosi dentro con un po’ di sincerità, chi è che non ha vissuto una serata di divertimento? E soprattutto, leggendo le prime recensioni da parte di chi ha colto uno dei messaggi del libro, sono stato paragonato ai poeti maledetti, giudicati e considerati “scomodi”: io ho semplicemente messo su carta quello che molti di noi hanno fatto anche solo per una serata.




C’è in cantiere un seguito del libro? O altri progetti creativi che vanno oltre la programmazione di The Circle?
Non ti nascondo che, dopo averlo messo in vendita attraverso una piattaforma digitale senza averlo pubblicizzato o presentato dal vivo, c’è un dato che mi ha lasciato perplesso. Il libro è stato visionato da oltre 1000 persone, ma acquistato solo da un centinaio. Non ne faccio una questione economica – non mi aspettavo di vendere chissà quante copie – però credo che un genitore, per esempio, potrebbe cogliere in questo libro un’occasione per aprire un canale con le nuove generazioni. I genitori spesso ignorano – o vogliono ignorare – questo mondo, che invece nel libro è descritto da me non come padre di famiglia ma come animale notturno. Spero che la fascia dei miei coetanei o la generazione precedente (con figli in età adolescenziale) possano apprezzare in modo più significativo il libro, per essere in grado di conoscere un pezzo di vita in cui i nostri figli vivono abbastanza liberamente. Se penso alle difficoltà dei ragazzi di oggi che si trovano a ripartire dopo un anno e mezzo di isolamento, credo che ci troviamo di fronte a un disagio che ha solo amplificato delle problematiche già esistenti, legate soprattutto ai contatti ridotti al digitale e al mondo dei social. Mi piace pensare che il mio libro può facilitare il dialogo tra genitori e figli in questo momento storico complicatissimo.
Pubblicato in PM TopNews