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Concessionaria fratelli Palomba, una storia lunga cent'anni

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L’orgoglio perugino di un’azienda a conduzione familiare da quattro generazioni

Testo Rebecca Pecori

Quando nonno Marino iniziò ad assemblare tubi, giunzioni e telai per costruire biciclette artigianali, mai avrebbe potuto immaginare che un secolo dopo in quello stesso posto sarebbero stati i suoi nipoti Nicola e Gianni Palomba a portare avanti la tradizione di famiglia, seguendo alla lettera i suoi insegnamenti.
Era il 1919, la guerra era appena finita e Marino Palomba, dopo aver lavorato per anni in un proiettificio come operaio specializzato, decise di aprire un piccolo capannone sulla via che da Perugia portava a Cortona, in Toscana, e che ancora oggi porta quel nome. Un punto strategico per il passaggio di viaggiatori che avevano necessità di fare benzina o magari cambiare l’olio e gonfiare le gomme usurate dal lungo viaggio. In quella che un tempo era una stazione di rifornimento per automobili e un punto vendita di ciclomotori, oggi sono esposte moto e auto di ultima generazione.

Nicola, dalle biciclette alle auto ibride ne è passato di tempo...
Noi ancora oggi raccogliamo i frutti del duro lavoro di nostro nonno, a cui dobbiamo tutto. Quel giovane ragazzo che aveva attraversato la Grande Guerra è stato senza alcun dubbio un precursore, perché trovandosi a vivere in una fase di transizione storica ha avuto la lungimiranza di cogliere i mutamenti che la società stava attraversando. I nuovi miti del tempo erano la velocità, il superomismo. Lo sport più amato dagli italiani era il ciclismo e con l’industrializzazione postbellica stava diventando necessario disporre di un mezzo proprio per spostarsi. Ebbe un’idea geniale.
Se pensi a tuo nonno qual è il primo ricordo che ti viene in mente?
Lui rappresenta tutta la nostra infanzia perché da piccoli la casa e l’azienda erano praticamente la stessa cosa per noi.
correre tra i motori. Giocando ha saputo trasmetterci la passione per questo lavoro e l’amore per la famiglia.
Un’azienda di grande successo che dal 1919 si tramanda da padre in figlio

Gianni, pensi siano questi gli ingredienti del vostro successo?
Sicuramente sono ancora oggi le colonne portanti della nostra attività. Insieme a mio padre venivano in ditta ogni giorno e lavoravano sodo per offrire un servizio serio
e di qualità. Ci hanno insegnato la cultura dell’azienda, del lavoro, del sacrificio ma soprattutto il rispetto verso i potenziali acquirenti, che sono persone prima di tutto, non solo numeri. Mio padre Giorgio voleva bene ai suoi clienti, era un riferimento per loro.




Com’è cambiata l’azienda sotto la sua guida?
Si è evoluta ulteriormente. Se c’è una cosa che non abbiamo mai smesso di fare è saper cambiare pelle, riuscendo a interpretare le rivoluzioni epocali che hanno segnato il ‘900. Negli anni ‘50 accanto alla storica marca di biciclette Bianchi nostro padre ha introdotto le moto della MV Augusta, un’azienda molto prestigiosa celebre anche nel mondo delle corse. Nel 1952 è riuscito a vendere 600 moto in un anno. Una cifra incredibile per l’epoca.





Quando avete iniziato a vendere anche automobili?
Dopo vent’anni di motociclette l’azienda si è dovuta reinventare ancora una volta per assecondare le rivoluzioni del tempo. In quegli anni stipendi più alti e nuove esigenze hanno portato le famiglie a cercare un mezzo con cui andare non solo al lavoro ma anche in villeggiatura. Con il passare del tempo il mercato delle auto ha finito per rimpiazzare quello delle motociclette. Così nel 1972 abbiamo ottenuto il primo mandato con Renault, vendendo in pochissimo tempo centinaia di Renault 5, tra le prime utilitarie del mondo moderno.





Nicola, quando è avvenuto il passaggio alla terza generazione?

Io e mio fratello siamo entrati in attività molto giovani, negli anni ‘80, subito dopo aver finito ragioneria. Siamo cresciuti tra i motori e non vedevamo l’ora di fare la nostra parte. Tanto più che in quegli anni, grazie alla forte espansione del mercato automobilistico, abbiamo deciso di aprire una sede nella zona di Ponte San Giovanni, dove adesso lavora Gianni con sua moglie e suo figlio Riccardo. Lo stesso ho fatto io con mia moglie qui nella sede di via Cortonese, introducendo in azienda il marchio Honda Automobili e la collaborazione dei miei figli Gabriele e Camilla, aprendo così alla quarta generazione Palomba.





Qual è il punto di forza di un’azienda attiva da ben cento anni?
La nostra identità, che è qualcosa di raro da trovare al giorno d’oggi. Rappresentiamo un’azienda seria che si è sempre diversificata, ma non ha mai abbandonato nessun prodotto. Per anni abbiamo venduto biciclette, motociclette e automobili. I clienti che oggi comprano le auto ancora ricordano quando venivano qui con il nonno a riparare le biciclette. Nell’era di internet, in cui tutto è a portata di click, ciò che spinge le persone a sceglierci è la consapevolezza che dietro l’insegna “Fratelli Palomba” ci sono dei volti, c’è una famiglia che da anni fa questo lavoro ogni giorno con la stessa dedizione. Una passione che dal 1919 si tramanda di padre in figlio.
Concessionaria fratelli Palomba, una storia lunga cent'anni
   
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