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L'opera d'arte? È emozione materializzata

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Andrea Dejana racconta il suo libro d’artista, tra ricordi di famiglia e messaggi per il futuro
Testo: Angela Giorgi - Brano: There She Goes Again - The Velvet Underground



Artista poliedrico, portatore di un linguaggio di respiro internazionale sempre caratterizzato da un’ironia inconfondibile, Andrea Dejana è capace di dare forma all’immaginario collettivo attraverso un’espressività complessa e multiforme, che spesso attinge con approccio trasversale alla cultura pop. E nel suo libro d’artista ‘Ignora l’ordine alieno’, Dejana apre le porte del suo mondo: un’occasione per entrare in contatto con l’estro e scoprire il percorso creativo di un artista singolare, direttamente attraverso i suoi lavori.



Partiamo dalla tua “opera” più recente, ‘Ignora l’ordine alieno’. Non una monografia né un catalogo, ma un vero e proprio libro d’artista.
Ho scelto di fare un libro d’artista con l’intento di diffondere il manifesto artistico del Neomondialismo, un movimento di coscienza che si impegna a difendere la vita contro ogni forma di offesa e violazione della dignità umana. L’idea del libro è nata dall’esigenza di esprimere con forza il rifiuto verso tutte le situazioni in cui questi diritti sono violati, in un contesto mondiale che privilegia il potere e il denaro rispetto alla persona. Volevo quindi sensibilizzare le coscienze rispetto al ruolo dell’arte in un orizzonte internazionale dominato dalla globalizzazione: in questo momento storico così complesso, l’arte può fornire un contributo in termini di valori, di sentimenti, di civiltà. Lo scopo finale del libro – e in ultima istanza del movimento – è raccogliere tutti i dissensi di coloro che si sentono ingabbiati in una società dominata dai valori del profitto.



Ci vuole coraggio a teorizzare e diffondere un movimento in un’epoca che sembra “allergica” ai valori e agli ideali. Com’è nata in te l’esigenza di fondare il Neomondialismo?
Il manifesto del Neomondialismo è stato scritto tra il 2009 e il 2010: anche se è uscito solo ora, ha un percorso ormai consolidato. Io ho dato un linguaggio estetico a questo movimento: l’opera d’arte per me è un’emozione materializzata, devi dialogare con l’opera e, intessendo questo dialogo, le emozioni arrivano. I miei lavori sono spesso ironici, a volte dissacranti, in alcuni casi anche forti. Basti pensare alle tematiche del libro: dalla poesia alla morte, passando per i diritti umani, si toccano tanti aspetti dell’esistenza anche complessi, come ad esempio la “sedia elettrica ecologica” o la “cocaina light”. Elementi che vogliono indurre alla riflessione, magari arrivando anche ai giovani e contribuire così a smuovere le coscienze. ‘Ignora l’ordine alieno’ è aperto a tutti gli interrogativi, i dibattiti, le proposte; spero che non si limiti solo a esprimere la mia voce, ma vada a toccare anche altri artisti e a sensibilizzare la gente. È un libro composto da tanti lavori eterogenei tra loro, in cui ho inserito anche icone di quando ero ragazzino – da Goldrake a Fonzie – e frasi di film: per questo, vorrei che chi lo leggesse capisse non solo le opere, ma anche quello che ho dentro.

Veniamo alle tue fonti di ispirazione. Film appunto, ma anche musica o altri artisti: cosa ti accende la “scintilla”? E come è cambiato il tuo modo di cercare spunti durante la pandemia?
La mia è un’arte rivelatrice dello spirito umano, più che della natura. Veniamo bombardati ogni giorno da tante notizie e contaminati da tanti stimoli, non sempre costruttivi. La pandemia forse ci è servita a riflettere e restare un po’ con noi stessi. Rispetto alle mie fonti di ispirazione, posso dire che sono molto incline alle contaminazioni: la mia creatività può attingere tanto a Goldrake appunto quanto a Basquiat, arrivando fino agli alieni, passando per Don Chisciotte.



Parlaci della tua tecnica “Blow Up”. Com’è nata l’idea e come si concretizza?
Si tratta di una tecnica a estroflessione complessa nel procedimento, in cui la tela pittorica viene plasmata nelle forme. Un processo che richiede tanta manualità perché si articola in vari passaggi.La mia produzione di quadri “Blow Up”, infatti, è abbastanza limitata.



C’è un legame particolare che ti lega agli Stati Uniti, non solo per un’evidente affinità espressiva con la Pop Art. Come artista, cosa ti ha dato in più la tua esperienza lavorativa negli Stati Uniti?
Il cuore della mia esperienza negli USA sono stati alcuni mesi trascorsi a New York. Lì, lo stimolo principale che ho ricevuto e che ha orientato il mio lavoro è stato appunto la Pop Art: il già citato Basquiat, ma anche Warhol, Keith Haring, Rauschenberg, sono gli artisti che mi hanno influenzato più di altri. Dal figurativo sono passato ai linguaggi urbani e poi mi sono definitivamente spostato verso la Pop Art: perché bisogna andare sempre avanti e continuare a crescere.

Quanto ha influito l’esempio di tuo padre – Augusto Dejana, pittore di prim’ordine – sulla tua scelta di intraprendere un percorso artistico?
Mio padre aveva sempre i pennelli in mano e la testa tra le nuvole. Lui era uno spatolista ed è stato sempre abbastanza costante rispetto alla tecnica; non era uno sperimentatore come me, ma ha comunque influito parecchio sulla mia passione smisurata per l’arte. Io ho iniziato con i ritratti, guardando mio padre che dipingeva, e per me è stata quasi una cosa naturale: sapevo disegnare fin da piccolo, quindi forse anche se non ci fosse stato lui avrei intrapreso questo percorso.

Veniamo alla domanda più classica di tutte le intervista, anche se forse in questo momento è anche la più difficile: i progetti per il futuro. Sia nei prossimi mesi, in cui ancora non vivremo appieno la nostra “normalità”, sia nel lungo periodo.
Appena possibile vorrei presentare il libro in un contesto adeguato. Purtroppo, abbiamo potuto lanciarlo solo attraverso il web e, anche se è già disponibile presso le librerie Mondadori, Feltrinelli e Libreria Grande (oltre che sul sito della casa editrice che lo ha realizzato, Bertoni), mi piacerebbe recuperare il tour di presentazione che avevamo previsto. Ho in cantiere anche un progetto di mostre insieme al critico d’arte Andrea Baffoni, che prevede quindi un percorso da sviluppare nei prossimi anni. In questo momento, l’augurio per tutti è di ritrovare la nostra tranquillità e normalità, sperando che da tutta questa sofferenza si riparta migliori, con un pensiero speciale a tutti quelli che non ci sono più, tra cui alcune persone a me vicine. Quello che stiamo attraversando è un momento storico che stiamo vivendo come collettività: lo supereremo e ce lo ricorderemo. In questo contesto, spero che il mio libro, parlando anche di sentimenti attraverso le immagini, possa lasciare qualcosa alle persone.


L'opera d'arte? È emozione materializzata
   
Pubblicato in Cultura