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Sesso? No, grazie In evidenza

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Sesso? No, grazie

Tutte le domande che avreste voluto fare, ma che non avete mai osato, a due “fidanzati in castità”

È un argomento tabù. Non certo quello dei rapporti sessuali, che tra giovani gode sempre di particolare successo. Non passa mai di moda. L’inibizione riguarda invece quelle coppie di innamorati che, per una propria scelta personale, legata al 99 per cento a religiosità e fede, decidono di aspettare. Aspettare cosa? Il matrimonio. Per? Avere rapporti. Sessuali intendo.

È una volontà che accomuna un numero non altissimo, ma significativo, di coppie. Chi, come me, ha avuto modo di conoscerne alcune, si sarà di certo posto qualche domanda: per quale motivo lo fanno? Da dove nasce questo bisogno? Come cambia il rapporto?

Per fare un po’ luce sul tema ho intervistato coraggiose coppie di giovanissimi, tutti tra i 20 e i 27 anni, accomunati da questa scelta. Ecco quello che è venuto fuori.

Andiamo con ordine.

Anzitutto non è detto che la cosa sia sempre condivisa. Non inizialmente almeno. Il bisogno può provenire da uno dei due -anche lui, sì- e costringere l’altro ad adeguarsi. Se, però, non si affronta insieme la questione, la richiesta del partner rischia di rimanere parzialmente incompresa.

Inoltre, contrariamente a quanto siamo portati a immaginare, la decisione può arrivare anche a rapporto in corso. In tal caso si tratta senza dubbio di un cambiamento importante: “Non ne avevamo parlato per bene ed io l’ho percepita più come un obbligo fisico imposto dall’esterno” dice qualcuno. Certo, tutt’è non capire appieno il perché di un passo del genere, altro è essere contrari a prescindere. Se la visione dei due non trova nessun punto d’incontro, l’addio è inevitabile.

Una volta intrapresa, la strada si rivela scoscesa e in salita. Vade retro dunque tentazioni e momenti scomodi. Quelli che, in pratica, altre coppie cercano disperatamente di vivere, tipo casa libera causa genitori fuori per tutto il weekend. Si cerca di evitare vacanze da soli, fughe romantiche, il dormire insieme. Perché si sa, la tentazione è sempre in agguato. Mica so’ santi. “Quando ti ritrovi a casa, magari a guardare un film da soli, è ovvio che ti passa per la testa”. È una scelta ogni volta, ogni giorno. Un combattimento con se stessi. Ma con il tempo e l’esercizio si migliora: “Una volta rifuggivamo di più i momenti da soli, poi piano piano siamo maturati anche su questo -conferma una coppia- ma se sai che la paglia brucia, vicino al fuoco non ce la metti!”.



Famiglia e amici ne sono a conoscenza? I genitori, vuoi o non vuoi, lo vengono a sapere. Di solito indirettamente, conoscendo il percorso religioso che i figli hanno intrapreso. Generalmente accettano, talvolta appoggiano. Ma non sempre capiscono: “Succede che mi interrogano sulla questione, mettendomi in difficoltà, quando invece dovrebbero rispettare la mia privacy”. Non è facile parlare con un genitore. Soprattutto di certe cose.

Gli amici più stretti spesso condividono la stessa decisione, perciò ne conoscono ragioni e difficoltà. Ma, all’interno del gruppo, il confronto diretto è piuttosto raro. Anche perché può succedere che l’altro stia attraversando una fase di crisi e non abbia piacere a parlarne. “Però tra amici ci si sostiene a vicenda, ad esempio con le mega vacanze tutti insieme” spiegano.

Per il resto, molta gente non comprende. “Non siamo dei frustrati bacchettoni come s’immaginano” scherza qualcuno. Chi è “esterno” a quest’ottica appare certo scettico, ma spesso anche curioso del perché “sta cosa strana, assurda…ma chi te lo fa fare?”. Qualcuno stenta a crederci: “Soprattutto chi ci conosce da tempo e ci ha sempre visti come una coppia qualsiasi, “normale” insomma”.

Potrete pensare che sia una forma di schiavitù, una nuova versione di masochismo.

Non siete attratti neanche un po’ dalle ragioni che stanno alla base di questo benedetto fidanzamento casto? Io sì. Perciò nel prossimo pezzo scaverò a fondo. Non perdetevelo.

 

Sesso? No, grazie
   
Giulia Bianconi

Perugina doc, studia Relazioni Internazionali, collabora per la cronaca di Perugia con il Corriere dell'Umbria e sogna di diventare, un giorno indefinito, giornalista.