Uso dei cookie

Questo sito non fa uso di cookie per la profilazione in prima persona.
Questo sito fa però uso di cookie tecnici. Questo sito utilizza inoltre embed di codice e servizi esterni. Nell'informativa estesa sono disponibili i link alle terze parti ove negare i cookies dei terzi che possono profilare se attivati dall'utente sul sito del terzo.
Procedendo nella navigazione o cliccando su "Accetto" si acconsente all'uso dei cookie.


Policy Accetto

A+ A- T+ T-

Giacomo Bartoccioli In evidenza

Scritto da 
0
||
Il doppiaggio, da grande passione a professione
Testo: Lucrezia Sarnari
Brano: “As It was” - Harry Styles


Non ci sono pose né retorica nei suoi video, ma una grande passione e tanta quotidianità. Giacomo Bartoccioli, perugino classe ’91, è arrivato al doppiaggio spinto principalmente dall’amore per il cinema che, ne è convinto, prende spunto soprattutto dalla vita di tutti i giorni. E proprio le piccole cose quotidiane sono diventate protagoniste dei suoi video, caricati su Instagram, che ogni giorno gli permettono di confrontarsi col suo personalissimo pubblico.



Hai sempre avuto la passione per il doppiaggio?

In realtà io ho sempre nutrito un grande amore per il cinema, al lavoro di doppiatore non avevo mai pensato almeno finché non mi è capitato di farlo, per gioco, sui miei social. E in effetti, ho capito che ogni bravo doppiatore nasce come attore: il nostro lavoro non si limita a parlare sopra agli altri, c’è dietro un grande studio dei personaggi dal punto di vista psicologico, ad esempio, una comprensione profonda delle dinamiche che avvengono sul set.


Dicci qualcosa su questo lavoro che sicuramente non sappiamo.

Il doppiatore non si limita a tradurre una lingua, ma emozioni. Il lavoro è molto più tecnico e complesso di quanto generalmente si pensi. Non è una questione di voce o dizione ma di recitazione. Io ho capito che era questo che avrei voluto fare quando ho capito la complessità, e l’importanza, del ruolo del doppiatore nella riuscita di un film e nel suo renderlo fruibile.


E Instagram cosa c’entra in questo percorso?

Qualsiasi social è a oggi valido per mostrare o dire qualcosa. I miei contenuti nascono dalla voglia di sperimentare, di trasformare la quotidianitàin cinema, e anche di avere un contatto diretto con un pubblico: i social riescono ad accorciare le distanze, a togliere quella burocrazia che spesso ci impedisce di mostrare quello che sappiamo fare. I social in questo senso sono un mezzo virtuoso.

 



Hai una strategia, un calendario editoriale?

Assolutamente no, pubblico anche poco per quelli che sono i dictat di Instagram, improvviso, spesso prendo spunto da quello che mi capita e faccio video su situazioni reali, come ad esempio in passato le cronache dal lockdown, raccontate con voce cinematografica, come fossero un film per l’appunto.


C’è stato un video che è diventato virale…

Sì, di chiama “La casa del lampadario” ed è una parodia in perugino della serie “La casa di carta”. È un lavoro che mi sono divertito a fare, mosso principalmente dall’affetto che nutro verso la mia città natale, ma non si tratta di semplice doppiaggio. Ho costruito una storia nuova, pensata su Perugia e i suoi tic ma anche sulle sue bellezze. Il video è diventato virale sì, ma il riconoscimento più grande è stato sentire l’affetto dei miei concittadini.


I film vanno guardati in lingua originale. Cosa ne pensi?

Penso che ognuno debba guardare i film come preferisce. Ci sono delle differenze, è vero, il film in lingua originale è per forza di cose “più puro”, ma il film doppiato, a differenza di quello che si pensa, non è un prodotto al quale si è aggiunto qualcosa, ma un nuovo prodotto, trasformato, adattato non solo alla lingua ma anche alla cultura del Paese dove verrà distribuito. A volte, nei casi di prodotti più scadenti, un buon doppiaggio può perfino migliorare il film o la serie e renderli un prodotto buono.


Nel futuro di Giacomo Bartoccioli cosa c’è?

La voglia di continuare ad imparare e la speranza che il Covid non abbia nuove ripercussioni sul settore cinematografico.

Lucrezia Sarnari

31 anni. Giornalista, mamma e blogger. Non necessariamente in questo ordine