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Sesso? No, grazie parte II In evidenza

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Sesso? No, grazie parte II

Entriamo, ora, nella questione centrale della mia breve e modesta inchiesta sul fidanzamento in castità. Ci eravamo lasciati con la domanda relativa al perché di questa scelta

“Io lo faccio- mi spiega un ragazzo- perché mi aiuta a rispettare lei, a progettare più facilmente il nostro futuro insieme”. Parte dall’assunto di un uomo egoista, sempre impegnato a trarre il maggior vantaggio possibile da chi gli sta attorno. Il sesso è visto, in quest’ottica, come un buco nero potenzialmente in grado di risucchiare tutto ciò che di buono ha un rapporto d’amore. “Il rischio è di iniziare a vedere nell’altro solo un qualcuno a cui estorcere piacere”.

Sembrano però consapevoli del fatto che l’ardua rinuncia, di per sé, non li salva dal pericolo di un rapporto malato. “Certo non ti garantisce nulla. Anzi, forse ti mette più in crisi rispetto ad altre coppie, perché senza quel lato le cose cambiano”. Ma quanto e come cambiano? “Siamo più veri, sia l’uno con l’altro che con noi stessi”, anzitutto. Ci si interroga, sembrerebbe, molto più spesso se l’altra sia o meno la persona giusta. “Se inizi a togliere il sesso vedi quello che hai veramente in comune con il partner, capisci quali sono le cose per cui vale davvero la pensa stare insieme”. Tipo? “Avere lo stesso sguardo verso il futuro, a garanzia del fatto che non solo stiamo bene qui ed oggi, ma che siamo accomunati dal desiderio di un progetto comune”.


 

Il guadagno più grande? L’apertura al dialogo. Questa scelta, sempre a detta dei miei interlocutori, rappresenta la voglia di scommettere, di compromettersi, di fare sul serio con l’altro. Per riuscire a scoprire che nel rapporto di coppia c’è molto di più.

E chi, invece, lo fa, non scopre nient’altro? “Per noi è stata questa la scelta giusta, abbiamo capito ciò che conta davvero” rispondono. Però, una premessa: “È importante fare chiarezza su un punto: non esistono fidanzamenti di serie A e rapporti di serie B”. Concordo. Anche se, talvolta, io stessa ho avuto la percezione del contrario. Credo che sia accaduto con coppie immature che vivevano la loro storia come fossero in competizione con gli altri, in una visione un po’ manichea del mondo, tutto bianco o tutto nero. Ma poi si cresce, le cose cambiano. Continuano: “Molti sostengono che predichiamo bene e razzoliamo male”. Sì, è un pensiero abbastanza diffuso. Che in tanti ci provino senza riuscirci, poi, è anche abbastanza fisiologico. Di certo non fa per tutti.

Così, affrancati da quella che può essere vissuta come una sorta di schiavitù o dipendenza da sesso, si impara a dar maggior valore alle piccole cose. Come un semplice gesto d’affetto che magari prima “saltava”. Un abbraccio inizia a bastarti, non stufa, vale di per sé, e si svincola dall’avere un seguito. “In questo modo le dico: ti voglio bene, non cerco altro, cerco il tuo bene” commenta un ragazzo. “La sensazione è quella di una grande libertà- continua lei- sei libero di voler bene a quella persona senza condizionamenti. Non è scontato”.

Facciamo attenzione: non stiamo parlando di verginità, ossia di costringersi a vivere una sessualità repressa, concedendosi magari “tutto il resto”: “A quel punto meglio fare l’amore”. È la castità il nodo centrale. “Castità significa preservarsi totalmente per l’altro, è uno stile di vita, nell’attesa dell’atto unitivo vero e proprio” chiariscono. La masturbazione stessa, quindi, rientra nel gioco dell’astensione.

E, logicamente, pure l’abbigliamento guadagna un ruolo importante: “Quella di non vestirmi provocante, in realtà, è una scelta che faccio per me, non mi metto in vetrina, perché do valore a me stessa” specifica una ragazza.




“Ci siamo fidanzati da giovanissimi e oggi possiamo dire che l’aver aspettato ci ha aiutato a camminare insieme sul problema della gelosia, che per me significava paura dell’abbandono”. Si impara, con la maggiore distanza fisica, a gestire l’affetto nei confronti del partner senza soffrire il bisogno di possederlo. “Secondo me la gelosia nasce nel momento in cui tengo ad una persona come fosse un oggetto” mi spiega un ragazzo.

Non mancano anche punti di vista estremi: “Io l’ho sempre vista come una bugia: il fatto di dire all’altro, con questo gesto importante, “io sto con te, sono tua, per poi tornare ognuno a casa propria”. Di sicuro serve sincera adesione a certe convinzioni, o non se ne fa nulla.

Ci tengono a sfatare un altro tabù sul tema, tanto che ci siamo: “La domanda classica è: come fai a sposarti se non conosci l’intesa sessuale che avrai con tuo marito? Bè, per me non sta né in cielo né in terra. Il trasporto, l’affiatamento emotivo, gli interessi, sai già tantissimo dell’altro senza esserci andato a letto insieme”. La coppia concorda: “L’intesa prettamente sessuale sei disposto ad impararla piano piano”.

Mai vissuto la vostra sessualità con inibizione o, peggio, come un peso? No. “Ne ho sempre parlato liberamente, senza incontrare, il più delle volte, giudizi o cattiveria”. A scuola, come nello sport. Certo, l’accoglienza della notizia può riservare, specialmente tra gli altri maschietti, stupore e imbarazzo. “Ma pure ammirazione, perché se ne intuisce la difficoltà”.


Ma -gli domando- tornando indietro, lo rifareste? “ Assolutamente sì. Non giudico chi non vive la stessa esperienza. L’importante è essere felici. Ma di certo, dovendo dare un consiglio ad amici, direi di provarci” sostengono.


Ulteriori spunti di riflessione, come si suol dire, nella prossima puntata.

Sesso? No, grazie parte II
   
Giulia Bianconi

Perugina doc, studia Relazioni Internazionali, collabora per la cronaca di Perugia con il Corriere dell'Umbria e sogna di diventare, un giorno indefinito, giornalista.