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Casa è bottega

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La resilienza dei mestieri storici. Immagini digitali e professioni analogiche
di Veronica Zucalli

Immagini digitali e professioni analogiche: da questo contrasto nasce uno speciale fotografico che racconta alcune fra le attività storiche del centro di Perugia e i rispettivi protagonisti. Esercizi che resistono a omologazione e globalizzazione, contribuendo a tenere in piedi l’identità dell’acropoli. Botteghe in cui ci si sente a casa.

Sono le 8 di venerdì 21 giugno: la sveglia è suonata da mezz’ora, non ho intenzione di alzarmi, così apro la galleria di immagini dello smartphone e seleziono una foto da postare per il mio profilo Instagram. Ne scelgo una scattata di nascosto al proprietario dell’Antica Latteria in Via Baglioni il giorno prima, che lo ritrae in un momento di riposo sull’uscio della porta del negozio. Posto e mi accorgo di essere in ritardo. Chi è costui? Mando la foto a mia madre, che nel centro storico è nata e vissuta.

Le scrivo: “Lo riconosci?
Dopo due ore (mia mamma è digitale, ma con tempi analogici) ricevo la sua risposta: “È Umberto. L’ho conosciuto più di trent’anni fa. È un uomo generoso: quando eravamo piccoli la sua latteria era di tutti. Ci accoglieva con il sorriso e ci invitava a servirci da soli nel retrobottega. Riempivamo all’inverosimile con la panna i suoi maritozzi. All’epoca non avevo problemi di trigliceridi e colesterolo!” La mia prima storia ha un nome, profuma di panna e racconta di un luogo in cui c’è posto per tutti.


Umberto, Antica Latteria

Decido di andare a conoscere gli altri quattro bottegai, questa volta per Piacere Magazine. Il fine? Raccontare ai lettori mestieri e spazi storici della città.
Sabato 22 giugno: mi sveglio presto, metto la macchina fotografica nello zaino, mi avvio emozionata, ma anche agitata in centro: “se i bottegai non volessero essere fotografati, che faccio?”.


Le prime due botteghe si trovano in Via dei Priori. Decido di partire dall’Alimentari Parma. Respiro profondamente e varco la soglia, mi avvicino al banco e un uomo dal sorriso gentile si rivolge a me: “Buongiorno, posso aiutarla?” Gli spiego cosa fossi venuta a fare e lui entusiasta risponde: “certo che puoi fotografare, il nostro è un negozio storico e antico, fai pure come fossi a casa tua”. “La ringrazio, io però avrei bisogno di lei sull’uscio della porta!” Mi regala un altro sorriso e andiamo a scattare. Nel frattempo entra una mamma con il suo bimbo, un uomo chiede del pane e respiro aria di famiglia.


Armando, alimentari Il Parma


Saluto e vado alla ricerca del secondo bottegaio: si tratta di un barbiere, sempre in Via dei Priori. Entro e mi trovo di fronte un uomo dedito a fare la barba ad un suo cliente. Chiedo scusa per il disturbo, presento me e l’idea, il barbiere presta attenzione alle mie parole e smette di lavorare per farsi immortalare vicino alla porta del suo negozio. Prima però mi mostra una pergamena e fa: “leggi un po’ cosa sono diventato dal 2 giugno?” “Complimenti, è Cavaliere della Repubblica!”, esclamo sorpresa. Si aggiusta i capelli e andiamo a scattare la foto. Mi saluta stringendomi la mano, come a sigillare la bellezza di quei minuti insieme.


Franco, Barbiere acconciature maschili


È ora di recarmi alla ferramenta in Piazza Ansidei. La raggiungo quasi correndo, ansiosa di scoprire cosa mi riserverà questo terzo incontro. Trovo un uomo su uno sgabello alle prese con delle chiavi. Interrompo la sua attività e chiedo se posso fargli una foto mentre lavora qui fuori. Giuseppe ride dicendomi: “io per lavorare sto dentro, lì dietro le mie spalle!” In due parole mi ha spiegato il suo mestiere, imparando così che l’arte della concretezza è l’Arte delle botteghe. Si fa ritrarre fra una risata e un’altra.


Giuseppe, Ferramenta Ciurnella


Sono arrivata alla mia ultima tappa: calzolaio in via Appia. Arrivo e noto che l’insegna esterna recita “Bottega del cuoio”. Da fuori si sente il rumore delle attrezzature che vanno, ma nessuna voce. Mi affaccio discreta e scopro con stupore che in quel luogo le scarpe non solo si aggiustano, ma si fabbricano pure. Conosco Matteo, scattiamo una foto che lo ritrae con in mano una scarpa, scelta da lui. Un sandalo decorato con brillantini, metafora perfetta per rappresentare questa piccola bottega preziosa della città. Ripongo la macchina e decido di andare a sedermi sotto le Logge di Braccio: c’è una vista pazzesca della Piazza, perfetta per assimilare le emozioni che mi hanno regalato questi incontri. Storie di resilienza, storie di una Perugia che crea, racconta e ricrea per costruire senso e moltiplicare relazioni.


Matteo, Bottega del Cuoio
Casa è bottega
   
Pubblicato in Rivista