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Smanie di Primavera, lo spettaccolo La Regina Coeli chiude la rassegna

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Appuntamento al Teatro Morlacchi dal 28 al 31 maggio. PM ha intervistato i protagonisti

(di Stefania Coppola)

Tutte le storie meritano di essere raccontate, ma ci sono storie che devono essere raccontate in un modo diverso affinché si possa comprendere  pienamente il significato e l’importanza che racchiudono. Tra queste storie c’è quella che gli attori umbri Carolina Balucani e Matteo Svolacchia, quest’ultimo della compagnia Occhisulmondo, porteranno sul palco del Teatro Morlacchi dal 28 al 31 maggio, dal titolo “La Regina Coeli”, vincitore del premio “Dante Cappelletti” 2017.




La nostra storia è ispirata alle vicende di giovani ragazzi morti in carcere ed è dedicata alle loro madri. – racconta Carolina Balucani. Il protagonista del monologo - Matteo Svolacchia - è un ragazzo di borgata, che si paragona a Gesù e fantastica di esserlo. Il suo linguaggio è sporco, lontano da un italiano corretto. La figura di Gesù a cui si riferisce il protagonista è mutuata dall’immaginario popolare cattolico delle statuette e dei crocifissi. La religione cattolica, rasentando il feticismo, impone da sempre come valore la sofferenza della madre e quella del figlio. La Madonna è predestinata al pianto e Gesù è inevitabilmente condannato al sacrificio.”

Questo progetto dall’animo così profondo e delicato, va a chiudere la rassegna “Smanie di primavera” organizzata dal Teatro Stabile dell’Umbria. PM ha avuto l’onore e il piacere di intervistare i due artisti..

Che effetto fa portare “La Regina Coeli” al Teatro Morlacchi di Perugia?

Il Teatro Morlacchi – risponde Carolina – è il luogo dove da piccola sognavo di voler fare l’attrice. Portare un lavoro, sia come regista che come attrice in questo teatro mi fa sentire da un lato a casa mia e dall’altro nella casa che ho sempre sognato. È una grande emozione!


Per la realizzazione di “La Regina Coeli” ha collaborato insieme a Matteo Svolacchia. Come è stata questa collaborazione e cosa le ha lasciato?

In questo lavoro c’è molto del senso della mia vita. “La Regina Coeli” è il figlio per il quale provo un affetto più profondo tra le mie creazioni e, collaborare con Matteo proprio per questo lavoro è stata un’esperienza piena di gioia ed entusiasmo. Noi due abbiamo la stessa passione e, alzarci ogni mattina per lavorare insieme, ha rappresentato per molto tempo una vera e propria missione per noi.





Come le è venuta questa ispirazione? Era un momento particolare della sua vita quando ha pensato alla storia che racconta in questo monologo interpretato da Matteo Svolacchia?

Io in realtà sono una persona molto sensibile alla cronaca contemporanea e per tale ragione ho lavorato a molti temi che parlano di giustizia sociale. Questo è sicuramente dovuto al fatto che mi sento molto vicina a questi temi perché ho studiato giurisprudenza, prima di cominciare la mia carriera nell’ambito della recitazione, laureandomi in diritto penale. Di fatto sono un avvocato ma non ho mai esercitato questa professione. Ecco perché ho unito le colonne portanti della mia formazione con l’intenzione di lasciare sempre la giustizia ai tribunali ma anche di estrapolare una riflessione profonda su quello che è il dolore di una madre per la perdita di un figlio.


Ed è per questo che ha scelto i simboli del cattolicesimo?

Si, esatto. Ho preso alcuni punti della cultura cattolica: la Madonna piange perché sa che il proprio figlio è predestinato al sacrificio, e le madri di quei ragazzi che muoiono e che sono morti in carcere sono delle vere e proprie madonne contemporanee. La differenza sta nel fatto che queste madri non sono statuette ma persone vere che raccontano un dolore profondo. Se infatti riflettiamo bene, la cultura cattolica racconta che la Madonna fu l’unica a non andare al sepolcro per vedere il corpo del figlio morto in quanto non credeva che egli fosse veramente morto. In altre parole, così come Maria, tutte le madri nutrono una forte speranza e non si arrendono: questo spettacolo vuole proprio dimostrare come l’amore sia sempre più forte del dolore.


Matteo, a te che effetto fa portare “La Regina Coeli” al Teatro Morlacchi?

Questo è un lavoro a cui tengo moltissimo perché è un argomento forte, importante ed è frutto di uno studio e di una collaborazione con Carolina durata ben quattro anni. Sarò da solo su quel palco e, anche se questa non è la mia prima esperienza in un monologo è anche vero che in questo caso dovrò fare i conti con un’interiorità diversa perché il mio compito sarà quello di parlare con l’invisibile, e sarà come prendersi una grande responsabilità. Ovviamente è una responsabilità di cui mi faccio carico con immenso piacere in onore dei tanti ragazzi che non ci sono più e delle loro madri.


Sicuramente il pubblico uscirà soddisfatto dal teatro, consapevole di aver assistito alla messa in scena di una storia attuale ma tradizionalmente legata alla cultura cattolica, con un’impronta simbolica ma allo stesso tempo profondamente realistica. Lo spettacolo, oltre ad essere bello e coinvolgente ha vinto la dodicesima edizione del premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche “Dante Cappelletti” 2017, ha ricevuto un riconoscimento al Fringe Festival di Roma ed è anche tra i 5 finalisti del concorso nazionale “Nuove Drammaturgie Network”.

Si può prenotare telefonicamente, al Botteghino Telefonico Regionale del Teatro Stabile dell’Umbria, 075/57542222, tutti i giorni feriali, dalle 16 alle 20. I biglietti prenotati vanno ritirati mezz’ora prima dello spettacolo, altrimenti vengono rimessi in vendita.

E’ possibile acquistare i biglietti anche on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it

Smanie di Primavera, lo spettaccolo La Regina Coeli chiude la rassegna