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Roma di fuoco In evidenza

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Roma di fuoco
Trentasei ore a Roma per lamentarsi del caldo

Non a caso questa rubrica si chiama #Chiarachefacose. Faccio veramente cose e vedo veramente gente. Questo weekend è toccato a Roma.

“Perché sei andata a Roma, Chiara?” so che ve lo state chiedendo tutti in preda alla curiosità più morbosa. Mi sono fatta un weekend fuori perché sì. Perché ogni tanto vale la pena fare una valigia piena di roba inutile, prendere un treno e farsi un viaggio a caso. Vi risparmio il dramma su quanto la vita sia difficile e su quanto sia necessario prendersi del tempo per fare cose che ci fanno stare bene, perché non voglio annoiarvi.

Insomma, sabato mattina parto per Roma con la benedizione di Santa Melanie, l'amica di Roma che mi metterà un tetto sopra la testa e mi darà anche del cibo. Prendo l'autobus alle 8 perché dormire è troppo mainstream e alle 10 sono già a Roma. Breve sosta a casa, perché la mia valigia è pesante e stracolma di vestiti che non metterò, e la mia avventura comincia. Con la colazione, ovviamente.

La prima tappa della giornata è il Giardino degli Aranci dove “vengono tutti a limonare” mi informa Melanie, sempre aggiornata sulle abitudini dei giovani. Melanie mi spiega anche che il Giardino degli Aranci è sul colle Aventino, che è un giardino, che ci sono le arance che però fanno schifo e che se ti affacci da qualche parte vedi un po' di Roma. E io mi affaccio, faccio una foto da turista, penso “quanto è bella Roma” e mi lamento del caldo.

La seconda tappa è il buco della serratura che sì, è un buco in una serratura. Ci si guarda dentro e si dovrebbe vedere qualcosa di figo che io non vedo per due motivi: perché sono senza occhiali da vista e perché uno spiritosone dall'altra parte della serratura ci appiccica la testa. E alla fine vedo solo ricci brizzolati.

Melanie ha in programma di farmi vedere la Bocca della Verità, ma da fuori perché “per mettere la mano dentro si pagano 3 euro e c'è troppa fila, io non ci entro”. Ma Melanie si distrae mentre camminiamo, finiamo al Colosseo ed è già mezzogiorno. Al Colosseo mi lamento dei turisti, del caldo e dei sampietrini che mi fanno camminare come una papera per non cadere. Poi però faccio la foto al Colosseo, al cielo e al sole e un po' sono già felice. “Ora però torniamo a casa, che è caldo e ho fame”.

La tappa successiva è ovviamente il gay pride perché non sia mai che me ne perda uno. E invece me lo perdo perché incontro @p_episcopo, quello famoso su Twitter e siccome siamo due logorroici parliamo per ore e io non so più dove sto andando. Finché non arriviamo al Colosseo, di nuovo. C'è un po' di musica, un po' di bordello e un po' di carri, ma io non ci faccio molto caso.

Finché non arriva l'ora di cena e che fai? Non ci vai da Montaditos a sfondarti di panini con roba strana dentro? Non mancherei mai a un appuntamento del genere. E non declino nemmeno quello col vino, a Trastevere. E infatti torno a casa brilla che ridacchio mentre Melanie “hai bevuto due bicchieri di vino, due, come fai a essere ubriaca io non lo so”.

Domenica mattina mi sveglio a mezzogiorno o giù di lì e mi andrebbe di stare a letto per il resto della giornata, ma cerco di darmi un tono e vado alla GNAM, che non si mangia, ma è figa lo stesso. È la Galleria Nazionale di Arte Moderna, che mi fa sentire un po' di nostalgia per quando dipingevo anche io e mi pento di non essere diventata una grande artista. Poi però mi faccio un giro a Villa Borghese, Piazza del Popolo e Piazza di Spagna, mi passano tutte le velleità artistiche e vorrei solo vivere a Roma, anzi no, è troppo caldo.

La giornata finisce troppo in fretta, o forse sono io che mi son svegliata troppo tardi, ma non fa niente, prendo il treno per Perugia e la sera alle 10 sono già a casa, affamatissima. Ma il frigo è vuoto perché MAINAGIOIA.

E quindi Roma com'è? Bella, sempre. Non esistono altre parole per descriverla.

 

 

Roma di fuoco
   
Chiara Peccini

Classe 1990, bionda dal 2012, filosofa a tempo perso e blogger in erba. Alla costante ricerca del senso della vita, nel frattempo faccio cose e vedo gente.