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Antonio Bartoccini

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Una vita per la pallavolo: dopo una stagione conclusa con la salvezza, il presidente della Bartoccini Fortinfissi Perugia guarda al futuro
Testo: Lucrezia Sarnari
Brano: “As is was” - Harry Styles

La pallavolo? Uno sport da guardare con la famiglia, ma da giocare solo se si ha una grande determinazione. Non ha dubbi Antonio Bartoccini, presidente della Bartoccini Fortinfissi Perugia e noto imprenditore cittadino, che dietro (e dentro) a questo sport ha speso tutta la vita.

Conclusa la stagione, la terza in serie A1 della Bartoccini-Fortinfissi Perugia, con la salvezza, si pensa alla prossima puntando su due fattori: il gioco di squadra e la determinazione di giocatrici e staff.




Alla fine la squadra si è salvata…

Sì, alla fine ce l’abbiamo fatta. La stagione era partita con obiettivi diversi, ma la partenza lenta e gli intoppi ci hanno chiarito subito che sarebbe stata più dura del previsto. Alla fine a fare la differenza è stato come sempre il gioco di squadra, la convinzione condivisa di raggiungere l’obiettivo e la cosa che non è mai mancata è stata la determinazione e la forza di volontà. Abbiamo mancato l’obiettivo play-off ma fa parte dello sport e di positivo c’è che abbiamo saputo reagire nonostante tutto: siamo stati più forti delle avversità.


A che età ha capito che la pallavolo sarebbe stata la tua strada?

Ho iniziato a giocare quando avevo 15 anni e da allora non ho mai davvero smesso con la pallavolo. Dal 2004 ho iniziato ad affiancare il mio lavoro di imprenditore con quello di direttore sportivo, poi nel 2017 è arrivata la presidenza in A2. Sono partito con la squadra di Corciano fino ad approdare alla Bartoccini-Fortinfissi. Perugia ha una forte cultura pallavolistica, ha sempre avuto squadre determinate e che hanno fatto la differenza, diventando di fatto uno degli sport più seguiti in città.






Cosa hanno significato per la squadra i due anni di emergenza pandemica?

Sono stati tempi duri, per tutti. Abbiamo continuato a giocare ma senza pubblico e con battute d’arresto determinate dalla positività di giocatrici e staff che non hanno aiutato la costruzione del gioco. Una stagione travagliata con defezioni improvvise, malattie ed infortuni, partite saltate e poi recuperate: tante avversità che ci hanno messo a rischio ma la determinazione e la passione di tutti hanno fatto la differenza


Helena Havelkova ha salutato la squadra, cosa c’è nel futuro della Bartoccini?

Intanto un nuovo allenatore. Il coach Matteo Bertini, già impegnato nella Nazionale Italiana come secondo allenatore, ha accettato la sfida che gli abbiamo proposto con un entusiasmo travolgente e contagioso. L’idea è quella di puntare sulle più giovani nella campagna acquisti. Per il momento abbiamo chiuso con la palleggiatrice americana Tori Dilfer e confermato Anastasia Guerra, che si è dimostrata la miglior realizzatrice del gruppo nella stagione appena conclusa.



Perché iniziare a giocare a pallavolo, i motivi?

Sono molteplici. La pallavolo è uno sport pulito, da vedere con la famiglia, coinvolgente per tutti e a qualsiasi età sia per l’imprevedibilità delle azioni, ma anche per le difficoltà che ha insite. È uno sport di situazione, molto tecnico: per giocare bisogna saper fare tante cose e per vincere bisogna mettere a terra più palloni dell’avversario, questa non è una cosa che avviene mai per caso. Quello che voglio dire è che come tutte le cose non semplici e immediate, anche la pallavolo porta con sé un grado di soddisfazione enorme. Infine, tra i motivi per cui questo sport ha a mio avviso una marcia in più c’è l’agonismo, mai brutale e scorretto.



Obiettivi per la prossima stagione?

Puntiamo alla salvezza, sperando di fare qualcosa di meglio. Vorremmo rientrare in zona Play Off, ma ora è presto per parlarne.


Antonio Bartoccini
   
Lucrezia Sarnari

31 anni. Giornalista, mamma e blogger. Non necessariamente in questo ordine