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Vittoria Ferdinandi In evidenza

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Nominata Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana per il suo progetto d’inclusione sociale a Perugia
Testo: Virginia Flavia Lunari
Foto: Marco Giugliarelli
Brano: Ti regalerò una rosa - Simone Cristicchi

L’imprenditrice Vittoria Ferdinandi, che in collaborazione con la Fondazione La Città del Sole - Onlus e l’Associazione RealMente, ha dato vita a un ammirevole progetto di inclusione sociale per i malati psichiatrici che le è valso il prestigioso riconoscimento di Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana.

Come nasce l’idea di Numero Zero?
L’idea di Numero Zero è il frutto di un percorso sia di studi che professionale. Per molti anni ho gestito ristoranti e locali per mantenermi agli studi, laureandomi in filosofia e psicologia. In particolare, durante quest’ultima laurea, è maturata dentro di me l’idea di poter mettere la mia capacità come gestrice di locali, al servizio di progetti che concretizzassero l’esigenza di offrire un lavoro a pazienti con disturbi psichiatrici. Nell’autunno 2018, vengo a conoscenza del fatto che la Fondazione La Città del Sole - Onlus, che si occupa di salute mentale da anni, aveva aperto un centro diurno psichiatrico in Borgo XX Giungo; immediatamente ho proposto loro l’idea di poter sfruttare al meglio quello spazio costruendoci un ristorante dove impiegare i pazienti psichiatrici. Successivamente ho conosciuto parte del direttivo dell’Associazione RealMente. Anche loro avevano in mente un progetto di questo tipo, avevano solo bisogno di qualcuno con il mio stesso profilo lavorativo. Così, a novembre 2019, abbiamo aperto Numero Zero. Nella nostra testa voleva essere una sfida nei confronti della società che è ancora eccessivamente spaventata dal diverso.

Che cosa rappresenta per questi ragazzi lavorare, ma soprattutto lavorare al pubblico?
Per i ragazzi lavorare significa, in primo luogo, accedere a delle pari opportunità. Da un punto di vista prettamente psichiatrico, il lavoro e l’acquisizione di un’identità sociale è un grande fattore di evoluzione per la malattia psichiatrica. Il punto di forza di Numero Zero è proprio quello di aver offerto loro un impiego centrato sulla relazione con l’altro.





Come interagiscono i ragazzi con la clientela, ma soprattutto quali sono le reazioni dei clienti?

Quando abbiamo iniziato c’era in noi il timore che potesse essere qualcosa di troppo “avanti”, ma la città di Perugia ci ha dimostrato sin da subito grande riconoscimento, Numero Zero è stato un ristorante pieno ogni sera. Le persone si sono avvicinate a noi con grande normalità e immediatezza, anche perché il nostro è un luogo dove si può trascorrere una piacevole serata mangiando bene.

La grande notizia delle ultime settimane, sei stata insignita del titolo di Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana,
com’è arrivata questa onorificenza? Te l’aspettavi?
È arrivata come un fulmine a ciel sereno, non ne sapevamo assolutamente niente, ciò che ci è stato spiegato è che questo particolare tipo di nomina, che è motu proprio del Presidente della Repubblica, viene fatta sulla base di osservatori che nel corso dell’anno individuano alcune realtà che potrebbero essere idonee all’onorificenza. Mi hanno chiamata i ragazzi dicendomi che c’erano dei carabinieri al ristorante, inizialmente ho pensato fosse uno scherzo poi è subentrato un sentimento di paura. Successivamente, ho ricevuto una telefonata dalla presidenza della Repubblica che mi comunicava la notizia, è stato un momento di grande commozione.

Come ti fa sentire il fatto che il vostro progetto abbia ricevuto un riconoscimento così importante?
È un riconoscimento simbolico grandissimo che mi riempie d’orgoglio e penso che restituisca tanto valore al lavoro che noi abbiamo fatto. Mi auguro però, che questa onorificenza possa far ragionare la politica sulla necessità di sostenere imprese che si occupano di costruire una società più giusta.

Per il futuro avete in mente altri progetti di inclusione di questo tipo?
Numero Zero, nella nostra idea, doveva essere il primo tassello di un’area di progetti molto più grande, essendo un’attività commerciale doveva essere il motore che ci avrebbe reso possibile realizzare altri progetti. Non a caso, tra quelli già realizzati abbiamo una radio, Stazione Panzana, gestita dagli utenti psichiatrici. Avevamo altre idee, ma purtroppo ci siamo scontrati con la pandemia che ci tiene fermi. Questo lockdown ci sta mettendo in difficoltà, se non fosse per la Fondazione La Città del Sole - Onlus che ci sostiene una serie di costi fissi, probabilmente non riusciremo a riaprire poiché, avendo iniziato nel 2019, non abbiamo accesso a nessun tipo di ristoro governativo. Anche da un punto di vista psicologico, per i ragazzi, la chiusura ha avuto un forte impatto in quanto avevano avuto accesso a dei diritti per poi perderli di nuovo. L’obiettivo più vicino è quello di riaprire Numero Zero.