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Vito Scavo, Ceo McFIT Italia: le palestre sono luoghi sicuri In evidenza

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Il numero uno del gruppo di palestre più grande d’Europa, con una sede anche a Perugia, fa il punto sullo stato del settore dopo il dpcm che ne ha disposto la chiusura

Testo: Matteo Grandi - Brano: “Lemonade” - Internet Money


“Oltre l’emergenza, in Italia c’è un problema di cultura dello sport inteso come forma di benessere e di prevenzione”.


Il DPCM del 25 ottobre di Giuseppe Conte, oltre al limite delle ore 18 per bar e ristoranti, ha sancito la chiusura totale fino al 24 novembre di cinema, teatri, piscine e palestre. Una scelta quella del Premier che non ha mancato di scatenare polemiche in ogni settore. Perché oltre a un forte danno economico (che, promettono dall’esecutivo, verrà ristorato con dei fondi ad hoc), resta anche la difficoltà nel comprendere il perché si vadano a colpire settori fondamentali per il benessere dell’anima (cinema e teatri) e del corpo (le palestre).

Ma se sulla chiusura dei primi l’indignazione popolare è stata pressoché unanime, anche alla luce di luoghi percepiti come sicuri in virtù di misure di distanziamento rigide e contigentamento degli accessi, sulle palestre il dibattito è rimasto sospeso a metà: nonostante si tratti di un settore che dà lavoro a migliaia di persone e che era stato chiamato a fare degli investimenti importantissimi nell’ottica del contrasto al Covid.Abbiamo cercato di apprfondire meglio il tema con uno dei personaggi più influenti dell’ambiente: Vito Scavo, ex campione europeo di Karate, e attualemente a capo di McFIT Italia, la realtà italiana della più grande catena di palestre d’Europa.


Vito, come avete preso questa nuova chiusura?

Non bene. Siamo perfettamente consapevoli di attraversare un momento estremamente delicato, ma noi come palestre abbiamo la sensazione di scontare colpe non nostre. Ci sono stati dati dei protocolli per aprire in sicurezza, li abbiamo rispettati alla lettera, abbiamo fatto un investimento ingente per rendere sicure le nostre 35 palestre in Italia e poi, una volta investito e messo a norma, ci sentiamo dire ‘’adesso chiudete’’. Ecco, la frustrazione c’è. Inutile negarlo.





Ma le palestre sono davvero un posto sicuro?

Le palestre McFIT, e tutte le palestre che rispettano i protocolli, sono molto più sicure di tanti altri luoghi aperti al pubblico. Sanifichiamo, prendiamo le generalità di chiunque entri, segniamo ora di entrata e di uscita. Quanti altri posti seguono alla lettera pratiche così virtuose?


Dicevi prima che avete la sensazione di pagare colpe non vostre. In che senso?

Perché il messaggio che passa in questo modo è che chi poteva organizzarsi per prevenire e affrontare questa seconda ondata non l’ha fatto. Se da un lato la politica chiedeva a noi di metterci in regola con le misure anti-covid, dall’altro non faceva niente per farsi trovare pronta di fronte alla recrudescenza dell’epidemia.


In molti hanno visto nella chiusura delle palestre non soltanto un alt a dei luoghi sicuri, ma anche un segnale negativo nei confronti della pratica sportiva...

Esattamente. E forse questa è la cosa più spiacevole dell’intera situazione. Il messaggio che passa rischia di essere fuorviante, perché non si valorizza l’importanza della pratica sportiva, non solo come forma di benessere ma anche in chiave di prevenzione. Lo sport è salute. Ma da questo punto di vista credo che il nostro paese sconti una mancanza di cultura dello sport. Anche a differenza di tanti altri paesi. Basti pensare che in Germania gli iscritti nelle palestre sono il doppio che in Italia. In questo senso c’è ancora molto da lavorare.


Resta il fatto che sul piano sanitario oggi la situazione è davvero coimplicata...

E ne siamo consapevoli. Per questo abbiamo deciso di non alzare la voce, pur convinti di essere chiamati a scontare errori di altri. Sappiamo che questo è il tempo della responsabilità e pur non condividendo la gestione del quadro generale, accettiamo questo nuovo sacrificio. Anche se un pensiero non può non andare all’intero settore e a realtà meno strutturate della nostra. Perché se è vero che un gruppo come McFIT ha le spalle larghe penso anche alle tante palestre medio-piccole e all’enorme difficoltà che incontreranno adesso dopo gli sforzi e i sacrifici già fatti nei mesi scorsi.

Pubblicato in PM TopNews
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Matteo Grandi

A due anni leggeva Proust, parlava perfettamente l'inglese, capiva il francese, citava il latino e sapeva calcolare a mente la radice quadrata di numeri a quattro cifre. Andava al cinema, seppur accompagnato dai genitori, suonava il pianoforte, viaggiava in aereo, scriveva poesie e aveva una fitta corrispondenza epistolare con l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. A sei anni ha battuto la testa cadendo dagli sci. Del bambino prodigio che fu restano l'amore per il cinema, per la scrittura e per le feste natalizie. I segni del tracollo sono invece palesati da un'inutile laurea in legge, da un handicap sociale che lo porta a chiudersi in casa e annullare appuntamenti di qualsiasi genere ogni volta che gioca il Milan e da una serie di contraddizioni croniche la più evidente delle quali è quella di definirsi "di sinistra" sui temi sociali e "di destra" su quelli economici e finanziari. A trent'anni ha battuto di nuovo la testa e ha fondato Piacere. Gli piacerebbe essere considerato un edonista; ma il fatto che sia stata la sofferenza (nel senso di botta in testa) a generare il Piacere (nel senso di magazine) fa di lui un banalissimo masochista.