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Nel laboratorio dei "Luci da Labbra"

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|| || Andrea Adriani||
Il nuovo fenomeno dell'Indie è made in Umbria

(foto Andrea Adriani)

Siamo stati nello studio del misterioso duo umbro che sta conquistando il pubblico a suon di hit, celebrando gli anni ’80 e rompendo gli schemi da dietro a una maschera

Dall’amore per i doppi sensi, è nato il loro nome. Si chiamano Luci Da Labbra e sono due, il resto è un mistero. La novità dell’indie italiano arriva da Perugia ed è comparsa per la prima volta il 25 aprile a Cattolica, sul palco del Ralf in Bikini. Si sono presentati con una strana maschera, vestiti di bianco e accompagnati da Leo Pari, punta di diamante della scena it-pop e parte della formazione live dei The Giornalisti. Il pubblico è rimasto stupito: i pezzi suonati durante il dj set, hanno animato le casse con un sound intramontabile, fermando il tempo e riportando la folla agli anni ’80.
Alla fine del live, dopo qualche giorno, a sorpresa, il duo ha esordito negli store digitali, entrando nei cuori di moltissimi appassionati. Hanno deciso di farlo, ancora una volta, rompendo gli schemi e senza seguire le regole di un mercato sovraffollato, in cui emergere è sempre più difficile.
Nella stessa settimana hanno pubblicato due pezzi: “Festivalbar”- il primo - è una produzione per Majuri, una cantante di Foligno decisamente talentuosa e con un timbro talmente caratteristico da essere subito notata dalle principali radio nazionali.





Scusate, ma siamo negli anni ’80, io sono Sabrina Salerno, o siamo nel 2019 e non c’è più il Festivalbar?” - scherza Albertino, mentre la presenta in anteprima su M2o, colpito dal ritmo travolgente.
Tre giorni dopo, contro ogni previsione, è uscita “L’amore è una hit”, primo singolo ufficiale del duo umbro, che vede nel ritornello la partecipazione proprio di Leo Pari.
Li abbiamo incontrati nel loro studio: una soffitta piena di libri, vinili e ricordi.

Prima che iniziassimo a fare musica insieme, ero in un periodo in cui avevo deciso di tornare alle origini, lavorando solo in acustico, - racconta la voce del duo, ricordando il loro primo incontro - poi, però, mi sono innamorato delle sue strumentali. Dopo averle ascoltate per dei pomeriggi interi, ho provato ad aggiungerci delle parole: è stato subito uno scontro frontale tra due mondi diversi, che ha portato a moltissime canzoni”.

I due si conoscono da una vita, hanno frequentato per anni gli stessi ambienti e hanno molti interessi in comune, ma le loro strade si sono incrociate solo con l’arrivo della maturità artistica. “I nostri punti d’incontro vengono dai limiti che ciascuno di noi ha - spiegano i Luci Da Labbra - abbiamo un metodo di lavoro non ossessivo, per creare serenamente è fondamentale: ci siamo confrontati anche su molte tematiche filosofiche, spesso l’ispirazione ci è venuta mentre guardavamo delle fotografie a cui tenevamo”.

Si completano a vicenda: il cantante è un fiume in piena con talmente tanti spunti che potrebbe straripare, il produttore lo argina e canalizza il suo estro artistico, il risultato è un’intesa perfetta. “Il nostro nome nasce da uno dei tanti giochi che ci piace fare con i doppi sensi e con le parole - rivelano i due - in quelle che lo compongono, infatti, ci sono elementi forti: le luci hanno un ruolo importante nelle feste, mentre le labbra sono il centro delle emozioni, le usiamo per baciare, per assaporare le prelibatezze e per esprimerci”.





Dopo la loro prima esibizione, la scelta di non comparire e di usare un costume ha fatto sognare gli amanti della musica italiana, soprattutto i fan del dj Marshmello e dei Daft Punk.

È un periodo in cui ci sono troppi pregiudizi, volevamo dare spazio all’oggettività, facendo concentrare il pubblico solo sulle nostre canzoni - confessa il duo indie - quando indossi una maschera, ti esprimi solo con la musica, la tua faccia non conta niente. Durante un concerto diventi un’opera d’arte itinerante, hai la possibilità di vedere la reazione del pubblico, indossando contemporaneamente sia i panni dell’artista, che quelli dello spettatore”.

Il loro background musicale è vastissimo, si compone di numerose esperienze nel settore, di dischi consumati e di dj set davanti a migliaia di persone. “Siamo degli artigiani della musica, cerchiamo di fare cose senza tempo, andando oltre le parole e fissando dei concetti - sottolineano i Luci - amiamo le sonorità degli anni ’80, in quel periodo c’è stata roba veramente di altissima qualità, che però non è stata del tutto capita: ora funziona perché siamo abbastanza lontani per comprenderne il valore”.

Sulle mensole dello studio ci sono tantissimi libri di musica e vinili di ogni genere, ma sui loro miti i due non hanno esitazioni: “Siamo eclettici, prendiamo ispirazione da molte personalità, soprattutto sul modo di intendere l’arte. Tra i nostri preferiti c’è David Byrne, che è, di fatto, sia un musicista che un filosofo, ma non possiamo non citare anche Brian Eno e Jodorowski”.

Sia “Festivalbar” che “L’amore è una hit” sono entrate da subito nelle classifiche dei brani più ascoltati dei digital store, cosa non scontata in una scena musicale che è sempre più florida e che ogni giorno ha nuovi artisti da tenere d’occhio.

Dopo l’inizio del nuovo millennio, che è stato un po’ un giro di boa, oggi finalmente il mercato italiano è tornato ad avere molta qualità. Grazie ad internet, c’è un’offerta culturale vastissima e questo porta a poter usufruire più facilmente delle cose, ma anche ad assimilarle in maniera più superficiale - riflette la coppia - quello che del passato manca di più è la bellezza dell’attesa: il desiderio della scoperta era un momento di fascinazione pura. Ora va ricreato diversamente, ma non è la stessa cosa”.

Per il loro esordio hanno scelto di fondare 3mendadischi: un’etichetta indipendente, attraverso la quale hanno potuto delineare da subito il proprio immaginario artistico.
Già dopo i primi provini sapevamo come voler strutturare il nostro percorso: partire con una major sarebbe stato praticamente impossibile, anche perché oggi tendenzialmente ci si arriva dopo qualche singolo ben riuscito, ma farsi notare ancor prima di aver cominciato è molto difficile - commentano gli umbri - inoltre, ci piaceva l’idea di poter produrre altri artisti, stiamo lavorando molto con Majuri e siamo aperti a nuove entrate nel nostro roster, dalla trap alla musica classica, non abbiamo barriere”.

Anche della situazione in Umbria i due sono soddisfatti: “La nostra regione ha da sempre un tasso musicale molto alto, basta pensare ad Umbria Jazz e a tutte le meravigliose manifestazioni che abbiamo, in più la provincia ti dà la possibilità di condurre una vita lontana dalla frenesia della metropoli: quando devi creare un prodotto artistico, fa la differenza”.

Il futuro della coppia è contenuto in una cartella piena di singoli, con tante sonorità diverse, ma con una cosa in comune.
Nelle nostre canzoni ci teniamo a mostrare la debolezza come un punto di forza - affermano i due artisti - vogliamo che passi l’umanità che c’è in ciò che facciamo: oggi tutti vogliono far vedere che sono i migliori, anche quando sono infelici. Per questo vorremmo trasmettere delle emozioni profonde, è quello che conta davvero”.

Dopo la collaborazione con Leo Pari, la pentola dei Luci Da Labbra sta per esplodere: “Attualmente siamo come un ragazzino che in classe sta assistendo a un’interrogazione e alza la mano continuamente, preso dall’entusiasmo: lo fa perché vuole dire la sua, ha molto da raccontare e non vede l’ora di farlo”.

 

Nel laboratorio dei "Luci da Labbra"
  Andrea Adriani
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