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Dolore Cosmico 2.0 In evidenza

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Dolore Cosmico 2.0

Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un articolo di Oliver Burkeman su l’Internazionale, intitolato “ Dolore cosmico ”

Per la selezione delle informazioni che mi interessano, solitamente seguo un iter specifico; ho i miei “pezzi da novanta” dell’editoria e mi guardo bene dall’abboccare a quelli che chiamo i titoloni del surfista : questa volta però, lo devo ammettere, sono state proprio quelle due paroline messe in fila una dietro l’altra a catturare la mia attenzione.

E sapete perché? Perché in quel preciso istante della mia vita mi ci sono riconosciuta.

Il punto non è cosa c’era scritto in quell’articolo, quanto piuttosto il fatto che quell’articolo ha saputo dare un nome, e quindi un significato, a ciò che provavo: ho pianto spesso in quei giorni, provando un dolore così grande, così apocalittico, che cosmico è effettivamente l’aggettivo che più gli si addice.

Questo di cui vi parlo non è un sentimento nuovo per chi non sa accettare un sistema nei binari del quale tutti noi siamo costretti a muoverci; al contrario, è una consapevolezza comune a tutti coloro che provano un moto di ripugnanza per gli scempi della bestia che si nutre di denaro.

Perché, voglio che sappiate da subito come la penso, questa è la conclusione alla quale sono arrivata: ogni male da esso si origina e ad esso è riconducibile.

Il vero nemico è quel mostro divoratore che, creato da esseri meno umani degli altri, in meno di due secoli ha contagiato e imputridito ogni aspetto della nostra esistenza.

Nella vita reale ognuno è libero di selezionare le persone di cui circondarsi e di crearsi un personale contesto di riferimento, nel quale riconoscere i proprio valori; nella grande rete globale del web invece, tutti i pesci sono costretti ad annaspare insieme, anche se sono di specie e dimensioni differenti tra loro: è così che la democrazia digitale, l’accesso diretto alle informazioni, la facilità nel creare interazioni, l’abbattimento dei confini spaziali diventano armi (affilatissime) a doppio taglio.

Perché le immagini di violenza che ci propinano quotidianamente ormai sono un’abitudine, fanno scalpore ma non meravigliano più; con la scusa dei “potenti” e del “sistema corrotto”, entità quasi astratte nell’immaginario collettivo, il singolo non viene più considerato.

Il mio dolore cosmico, quel giorno, è derivato non tanto dagli sconvolgenti fatti di cronaca nera, quanto dall’aver preso coscienza del fatto che quegli esseri meno umani degli altri sono diventati tanti, tantissimi: nella grande rete ho visto troppe creature immonde, nelle quali il virus è penetrato fino ai polmoni.

Ho pianto tanto, dicevo, e più piangevo e più affogavo, mentre loro, i mutanti, incuranti dei pesci piccoli, godevano della loro superiore malignità.

Vi ricorda qualcosa questa storia della mutazione?

 

visita il Blog dell'autore su menteisolana.wordpress.com

Dolore Cosmico 2.0
   
Pubblicato in IsolanaMente
Elena Vecchini

Sono la protagonista di un interRail infinito,
zaino in spalla e taccuino