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L'editoriale n.101

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L'editoriale n.101
E ora che i preti ci hanno dettato le regole sulla famiglia, aspettiamo che i vegani ci diano i tempi di cottura del controfiletto
Noir, come il film Suburra dove Giacomo Leopardi si trasforma nel Giovane Favoloso e fa fuori a badilate il Casamonica in versione steroidi, o dove la tossica stufa di vedere Claudio Amendola al Grande Fratello lo fredda sotto una pioggia romana che neanche a Manila durante i Monzoni; noir, come le ambientazioni cupe dei nostri servizi fotografici da scorrere tutti d'un fiato; noir come le cronache quotidiane che arrivano da Fontivegge; noir come la crisi che stiamo vivendo; noir come il racconto che avrei voluto scrivere al posto di questo editoriale. Qualcosa che creasse suspance, con un bel delitto e un giallo da risolvere, roba da tenervi col fiato sospeso che neanche Simenon. Questa era l'intenzione iniziale. Poi gli scricchiolii  che ho sentito in soffitta mi hanno suggestionato e ho preferito lasciar perdere. Meglio tornare al solito editoriale. Solo che la suggestione ormai era già entrata in corso, come un veleno. E sono ancora convinto di sentire rumori strani. Che magari sono amplificati dal buio che mi circonda e dal silenzio della notte. Per esempio, proprio adesso, mi sembra di sentire dei passi alle mie spalle. Non so se trasalire o farmi una risata. Ma già ora mi sembra di sentirli di nuovo. Fottuta immaginaz
L'editoriale n.101
   
Matteo Grandi

A due anni leggeva Proust, parlava perfettamente l'inglese, capiva il francese, citava il latino e sapeva calcolare a mente la radice quadrata di numeri a quattro cifre. Andava al cinema, seppur accompagnato dai genitori, suonava il pianoforte, viaggiava in aereo, scriveva poesie e aveva una fitta corrispondenza epistolare con l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. A sei anni ha battuto la testa cadendo dagli sci. Del bambino prodigio che fu restano l'amore per il cinema, per la scrittura e per le feste natalizie. I segni del tracollo sono invece palesati da un'inutile laurea in legge, da un handicap sociale che lo porta a chiudersi in casa e annullare appuntamenti di qualsiasi genere ogni volta che gioca il Milan e da una serie di contraddizioni croniche la più evidente delle quali è quella di definirsi "di sinistra" sui temi sociali e "di destra" su quelli economici e finanziari. A trent'anni ha battuto di nuovo la testa e ha fondato Piacere. Gli piacerebbe essere considerato un edonista; ma il fatto che sia stata la sofferenza (nel senso di botta in testa) a generare il Piacere (nel senso di magazine) fa di lui un banalissimo masochista.