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L'editoriale n.145

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“Alcune persone temono che l’intelligenza artificiale ci farà sentire inferiori, ma poi, chiunque sano di mente dovrebbe avere un complesso di inferiorità ogni volta che guarda un fiore”.

Doveva essere l’anno del Metaverso, è diventato invece l’anno dell’Intelligenza Artificiale. L’innovazione tecnologica più rivoluzionaria dai tempi dell’invenzione di internet. I più attenti però hanno già lanciato il monito: l’AI può essere pericolosa se usata male, se implementata senza regole, se non controllata. Il perché è presto detto: presto l’AI controllerà le nostre case, i nostri conti correnti, le centrali idriche ed elettriche, gli armamenti. Un richiamo alla responsabilità in questa fase è fondamentale. Anche se l’uomo ha spesso dimostrato di non essere assolutamente sensibile alla responsabilità.

Confermando peraltro che c’è una cosa molto più pericolosa dell’Intelligenza Artificiale: la stupidità naturale.

E fateci caso, un grande impatto l’AI, specie quella utilizzata per creare immagini realistiche ma false, può averlo sull’informazione. La foto di Papa Francesco in versione trapper (con piumino lucido bianco) o di Emanuel Macron che manifesta scatenato contro la riforma delle pensioni vi dicono niente? Tutte immagini create con l’Intelligenza Artificiale. Ed ecco che distinguere il vero dal falso diventerà sempre più complicato.

Nel frattempo però, potremmo approfittarne per creare una realtà alternativa fatta di immagini che ci illudano di vivere in un posto migliore. Per esempio, potremmo raccontarci, con le immagini, che il Perugia è tornato in serie A, che Montefalco si affaccia sul mare, che Fontivegge è un’avveniristica stazione dell’Alta Velocità... potremmo persino spingerci a “creare” una E45 senza lavori.

Poi però basta ricordare che quest’anno vedremo con i nostri occhi Bob Dylan sul palco di Umbria Jazz per convincerci che l’Intelligenza Artificiale deve ancora fare parecchia strada.


 


 

L'editoriale n.145
   
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Matteo Grandi

A due anni leggeva Proust, parlava perfettamente l'inglese, capiva il francese, citava il latino e sapeva calcolare a mente la radice quadrata di numeri a quattro cifre. Andava al cinema, seppur accompagnato dai genitori, suonava il pianoforte, viaggiava in aereo, scriveva poesie e aveva una fitta corrispondenza epistolare con l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. A sei anni ha battuto la testa cadendo dagli sci. Del bambino prodigio che fu restano l'amore per il cinema, per la scrittura e per le feste natalizie. I segni del tracollo sono invece palesati da un'inutile laurea in legge, da un handicap sociale che lo porta a chiudersi in casa e annullare appuntamenti di qualsiasi genere ogni volta che gioca il Milan e da una serie di contraddizioni croniche la più evidente delle quali è quella di definirsi "di sinistra" sui temi sociali e "di destra" su quelli economici e finanziari. A trent'anni ha battuto di nuovo la testa e ha fondato Piacere. Gli piacerebbe essere considerato un edonista; ma il fatto che sia stata la sofferenza (nel senso di botta in testa) a generare il Piacere (nel senso di magazine) fa di lui un banalissimo masochista.