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L'editoriale n.106

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L'editoriale n.106

L'Inghilterra è uscita dall'Europa. Anche la Juve esce ogni anno, ma mica la gente fa tutto 'sto casino

Sono stati due mesi difficili. Dalle polemiche per le logge di Braccio alle polemiche per la Rievocazione su Braccio. Dalle schermaglie sui gufi alle schermaglie sulle alluvioni. Dalle foto ritoccate (quelle sul sito del Comune di Perugia), alle fatture ritoccate (quelle ipotizzate da un pm che sta indagando sul presidente del Perugia Santopadre, facendo passare giorni da incubo a città, squadra e tifosi).

Insomma, tutto si può dire, tranne che da queste parti ci si annoi. Eppure qualche pensiero a freddo (vista l'estate torrida che ci aspetta si fa per dire) non si può non fare.

Una riflessione che mi ronza in testa da un po' di tempo è questa: fra i detrattori di Perugia 1416 l'accusa che è rimbalzata più spesso riguarda la controversa figura di Braccio. “Inaudito – hanno sbraitato da sinistra – celebrare un despota, un nemico della città, un usurpatore”. Renzo Zuccherini, fiero sostenitore di questa teoria (insieme a una nutrita manica di intellettualoidi locali), su la sua Tramontana gli ha addirittura dedicato una poesia, invitando i perugini a ribellarsi alla sua celebrazione e a festeggiarne piuttosto la sconfitta del condottiero caduta in quel di novembre. Tutto bene. Quel che mi chiedo però è: dov'erano questi signori, questi nemici di Braccio, questi fieri avversatori della sua figura, quando l'amministrazione di sinistra allo stesso Braccio decideva di dedicare il decumanus maximus dell'ospedale Santa Maria della Misericordia?

Dov'era la loro vis polemica di fronte a una città che a Braccio aveva intitolate una piazza, una palestra, una stazione dei carabinieri e una caserma?
Non vorrete mica farmi credere che tanta incoerenza è solo figlia di posizioni strumentali e ideologiche? Un modo come un altro per andare contro qualunque scelta dell'attuale amministrazione a prescindere?

Intanto pessime notizie arrivano sul fronte trasporti. O meglio: raffinatissime prese per i fondelli, spacciate per buone notizie. Così dopo aver sostituito gli aerei fra Perugia e Roma con un aerobus (insomma, un postale), ora arriva la notizia che, be', l'Alta Velocità per adesso dalle nostre parti non si farà, ma nel frattempo arriva il Freccialink, cioè un trenobus per collegare Perugia e Firenze, insomma un altro postale. Perle di comunicazione alternativa. A questo punto eviterei di chiedere l'autostrada per Cesena, perché non vorrei che, prima o poi, ci facessero fare il Verghereto con il Pedibus.

In fondo adesso che abbiamo anche i costumi medievali ci manca solo che sostituiscano il regionale per Foligno con il calesse e potremo andare in giro al grido di “non ci resta che piangere”.

 

 

 


 

 

L'editoriale n.106
   
Matteo Grandi

A due anni leggeva Proust, parlava perfettamente l'inglese, capiva il francese, citava il latino e sapeva calcolare a mente la radice quadrata di numeri a quattro cifre. Andava al cinema, seppur accompagnato dai genitori, suonava il pianoforte, viaggiava in aereo, scriveva poesie e aveva una fitta corrispondenza epistolare con l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. A sei anni ha battuto la testa cadendo dagli sci. Del bambino prodigio che fu restano l'amore per il cinema, per la scrittura e per le feste natalizie. I segni del tracollo sono invece palesati da un'inutile laurea in legge, da un handicap sociale che lo porta a chiudersi in casa e annullare appuntamenti di qualsiasi genere ogni volta che gioca il Milan e da una serie di contraddizioni croniche la più evidente delle quali è quella di definirsi "di sinistra" sui temi sociali e "di destra" su quelli economici e finanziari. A trent'anni ha battuto di nuovo la testa e ha fondato Piacere. Gli piacerebbe essere considerato un edonista; ma il fatto che sia stata la sofferenza (nel senso di botta in testa) a generare il Piacere (nel senso di magazine) fa di lui un banalissimo masochista.