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L'editoriale n.104

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L'editoriale n.104
E poi, Dio prese le lenzuola sotto le quali dormiva l'uomo, gliele tolse, le spostò tutte dall'altra parte del letto e creò la donna.

Storie di donne; donne forti, politicamente impegnate, volitive, creative. Sono le donne, sempre più spesso, a dare senso e spessore a un mondo che ufficialmente le rispetta ma che all'atto pratico non riconosce loro ancora quella dignità sostanziale (oltre che formale) nelle cariche pubbliche e nei ruoli che contano. Perché dietro alla retorica dell'8 marzo i numeri sono impietosi: quante donne ricoprono ruoli di comando nelle grandi aziende, pubbliche o private, italiane? Possibile che nel 2016 stiamo aspettando ancora il primo primo ministro donna? (sì, sono d'accordo con voi: se la prima deve essere la Boschi, meglio aspettare; ma non è questo il punto); quanto dovremo ancora attendere per una donna presidente della Repubblica? E nell'informazione che conta? Vi sembra giusto che il 90% dei quotidiani e delle redazioni televisive sia diretto soltanto da uomini?

Il mondo va avanti e prima o poi ci arriveremo anche noi. Quest'anno, forse (direi, auspicabilmente) un esempio in tal senso potrebbe arrivare a novembre dagli USA con la prima presidente donna. Hillary Clinton non mi fa impazzire, ma se può essere un argine a tutto quello che ha in testa Donald Trump (e paradossalmente non mi riferisco ai capelli) ben venga. Vorrebbe dire che i tanto vituperati Stati Uniti continuano a dare lezione di civiltà al mondo: dopo il primo presidente nero, la prima presidente donna. Manca il primo presidente gay e la riabilitazione dei deboli è completa. Con buona pace di Salvini che a quel punto potrebbe persino dichiarare guerra all'America.

Le donne dicevamo: l'Umbria, fortunatamente, è una felice eccezione. La presidente della Regione è donna (il che al netto delle speculazioni politiche è buona cosa in un paese ancora troppo maschio-centrico) ed è qua uno dei pochissimi quotidiani italiani diretti da una donna (il Corriere dell'Umbria di Anna Mossuto). Ma ha tinte rose anche il Festival del giornalismo che si rispecchia nella tenacia della sua creatrice, Arianna Ciccone, e da quest'anno persino il Consiglio degli studenti dell'Università di Perugia, presieduto per la prima volta nella storia da una donna, Martina Domina. Così come sono donne le signore umbre che grazie a manualità e abilità mantengono viva la nobile arte dell'artigianato (e di cui vi raccontiamo pag. 115 e seguenti).

Ma in fondo la nostra è una terra privilegiata, fatta di tradizioni e consuetudini matriarcali, di famiglie rette da donne e custodite da nonne. A proposito, un branco di vegani, i nuovi taliban dell'alimentazione, ha di recente dato dell'assassino a Carlo Cracco perché lo chef ha avuto l'ardire di cucinare un piccione in tv. Avessero conosciuto mia nonna, l'avrebbero accusata di genocidio.

L'editoriale n.104
   
Matteo Grandi

A due anni leggeva Proust, parlava perfettamente l'inglese, capiva il francese, citava il latino e sapeva calcolare a mente la radice quadrata di numeri a quattro cifre. Andava al cinema, seppur accompagnato dai genitori, suonava il pianoforte, viaggiava in aereo, scriveva poesie e aveva una fitta corrispondenza epistolare con l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. A sei anni ha battuto la testa cadendo dagli sci. Del bambino prodigio che fu restano l'amore per il cinema, per la scrittura e per le feste natalizie. I segni del tracollo sono invece palesati da un'inutile laurea in legge, da un handicap sociale che lo porta a chiudersi in casa e annullare appuntamenti di qualsiasi genere ogni volta che gioca il Milan e da una serie di contraddizioni croniche la più evidente delle quali è quella di definirsi "di sinistra" sui temi sociali e "di destra" su quelli economici e finanziari. A trent'anni ha battuto di nuovo la testa e ha fondato Piacere. Gli piacerebbe essere considerato un edonista; ma il fatto che sia stata la sofferenza (nel senso di botta in testa) a generare il Piacere (nel senso di magazine) fa di lui un banalissimo masochista.