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Più diritti (di tappo) per tutti In evidenza

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Più diritti (di tappo) per tutti
Alla parola “diritto di tappo” ho avuto la netta sensazione che la persona all’altro capo del filo proprio non sapesse di cosa io stessi parlando
“Le spiego – ho detto allora – il fatto è che stasera a cena vorrei portare una bottiglia di vino da casa e sapere se è possibile berla al ristorante, naturalmente pagando una certa cifra per il disturbo“. Invece niente, era conversazione a cui proprio mancava una certa linearità: “un attimo che vado a chiedere al responsabile“.

Con quale importante ristorante poco lontano da Perugia sia davvero avvenuto questo dialogo poco importa, il diritto di tappo - in inglese corkage fee o BYOB, bring your own bottle - è pratica che in Italia proprio non riesce a sfondare. I più non sanno come reagire e anzi, vedono il cliente che chiede di presentarsi con una o più bottiglie acquistate altrove come una vera e propria minaccia al proprio portafoglio. Niente di più sbagliato: il diritto di tappo è infatti una straordinaria opportunità di contatto, di conversazione, di condivisione e, in ultima analisi, di fidelizzazione. “Buonissimo, in cantina tra l’altro ho un Barolo della stessa annata che potrebbe essere interessante aprire in parallelo“. Ma è solo un esempio e sì, è davvero così semplice.

Quale però la giusta cifra da far pagare a persona per l’apertura della bottiglia, per l’uso dei bicchieri, in generale per il servizio? Come al solito: dipende. Dall’importanza del ristorante e quindi dell’ambiente, della cantina, etc. Girando qua e là ho avuto l’impressione che, salvo eccezioni particolari, la media si aggiri intorno ai 7/8 euro per persona, o poco meno. Un incasso netto, a voler pensare alle tasche del gestore di turno, generalmente maggiore rispetto alla vendita di una qualsiasi delle bottiglie meno costose presenti in carta. Quindi, amici ristoratori: viva il diritto di tappo. Promuovetelo, segnalatelo all’interno delle vostre carte dei vini e fate sbizzarrire i vostri clienti con le loro bottiglie.

Per non parlare di uno dei miei locali del cuore, qui a Perugia: “il diritto di tappo? Non so, gratis credo, basta che facciano bere anche noi”.
Più diritti (di tappo) per tutti
   
Jacopo Cossater

Nato in Veneto, appena maggiorenne si trasferisce a Perugia per motivi di studio. È più o meno in quel periodo che si innamora del sangiovese, completa il percorso dell'Associazione Italiana Sommelier ed apre un blog, non necessariamente in quest'ordine. Dopo aver vissuto per troppo tempo a Milano e troppo poco a Stoccolma è tornato in Umbria, dove oggi lavora. Giornalista, collaboratore della guida "I Vini d'Italia" edita da l'Espresso, scrive anche su Enoiche illusioni e Intravino, due dei più popolari wine blog italiani.